UNDERCOVER PAINTING ART
a cura di Antonio Manfredi e Ilaria Pacini
23/27 Febbraio 2005
GGTarantola, Tatiana, Unz, Robot Inc2501, Cyop, Kaf,Iabo e Macro
L’idea di organizzare un simposio di Undercover painters a Casoria nell’ambito del progetto per la realizzazione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea della Città di Casoria si sviluppò a Venezia incontrando per strada alcuni graffitisti rincorsi da una pattuglia di polizia municipale. Pensai che, al di là delle gallerie prestigiose, delle accademie d’arte e delle fiere, esiste un fermento culturale che, forse inconsapevolmente, riflette i rumori, gli odori, il ritmo, le immagini e le problematiche delle città contemporanee. Trovai in Antonio Manfredi e nel suo progetto un immediato riscontro e dopo appena due mesi ero già a Casoria con i 9 artisti invitati e alle prese con bombolette spray, pennelli e colori.
L’Undercover painters ha avuto inizio con le avanguardie storiche e oggi si confronta e si contamina con la cronaca, la poesia, la tecnologia e con la solitudine di chi vive tra la folla.
Attenzione però a non cercare in queste produzioni strascichi di movimenti ormai definiti o definibili, sarebbe invece opportuno coglierne l’immediatezza espressiva e la freschezza della composizione.
Le opere realizzate durante questo simposio, infatti, non vanno guardate attentamente, non ci sono virtuosismi ne sperimentalismi pittorici; ciò che conta ed interessa è la percezione dell’uomo, non quella del critico.
Lo storico dell’arte potrebbe non notare nulla di interessante nell’opera di Raffo, mentre un napoletano leggerà in essa la risposta genuina di un ragazzo di periferia che nella aerosol-art ha trovato la chiave per valorizzare il suo mondo e se stesso.
Diverso discorso va fatto per gli altri artisti presenti; ognuno di loro si trova ad un punto della propria ricerca artistica nel quale il prodotto finale ha volutamente infinite chiavi di lettura che variano a seconda della collocazione – che può essere tanto un museo quanto la strada -.
Nell’opera di GGTarantola, Tatiana, Unz e Robot Inc2501 la realtà virtuale e il mondo del pixel si scontrano con una Napoli formato cartolina che agli azzurri-grigi-viola-bianchi del cielo-mare-Vesuvio contrappone il grigio scuro dei palazzi per un risultato che, se da un lato evidenzia le mille possibilità dell’arte multimediale, dall’altro la immortala in una forma, quella pittorica, ironicamente scelta per rendere più aulica la collocazione all’interno di un museo.
Altre intenzioni muovono, invece, il lavoro di Cyop e Kaf, due nomi legati a Napoli e alle sue strade che, per l’occasione, scelgono come supporto anziché i muri o i vagoni del treno, una ingiallita carta da parato sulla quale incorniciano ed espongono le foto dei loro “pezzi” e, attraverso l’uso degli stencil, ci ripropongono dei modelli espressivi tipici del post-graffitismo e della street-art che riallacciano l’opera in questione con la loro produzione precedente che trova nei vicoli di Napoli il suo habitat naturale.
A completare il gruppo ci sono le opere di Iabo e Macro, entrambi napoletani, legati anche loro alla street-coulture ma che, attraverso gli studi “accademici”, seguono un percorso artistico che allo sperimentalismo espressivo unisce la riflessione sulla società contemporanea. In particolare Macro indaga il fenomeno della shopaholic “veneo ergo sum”, mentre Iabo utilizza la grafica tipica delle immagini pubblicitarie per catturare l’attenzione dello spettatore e far giungere in maniera semplice ma immediata il suo messaggio.
Insomma, una breve panoramica sull’arte lontana dai salotti e dai clichè.
Ilaria Pacini, Milano, marzo 2005