100 Artisti per un Museo

Un nuovo museo di arte contemporanea
Inaugurazione 28 maggio 2005

Artisti
Ahmad Alaa Eddin
Siria Almalé & Bondía Spagna Felix Anaut Spagna Klitsa Antoniou Cipro Norbert Francis Attard Malta Llorenç Barber Spagna Renato Barisani Italia Fernando Barredo Spagna Marta Carolina Beckelman Gonzales Paraguay Franz Josef Berger Austria Sandra Bermudez Colombia Giona Bernardi Svizzera Monica Biancardi Italia Martina Braun Austria Luciano Campitelli Italia Iraida Cano Guatemala Odile Cariteau Francia Renate Christin Germania Rodolfo Llópiz Cisneros Cuba Pasquale Ciuccio Svizzera Melita Couta Cipro Cyop Italia
Charly d’Almeida Benin José D’Apice Brasile Caroline De Lannoy Belgio Federico Del Vecchio Italia Huxiang Dong Cina Zhang Donghong Cina Frederica Bastide Duarte Portogallo Metka Erzar Slovenia Bartolomé Ferrando Spagna Ana Ferreira Spagna Enzo Fiore Italia Pierre Gauthier-Dubédat Francia  GGTarantola Italia Vladimir Gaśparić Croazia Ashish Ghosh India Fabio Giampietro Italia Klementina Golija Slovenia Dimitar Grozdanov Bulgaria    Armin Guerino Austria Amela Hadžimejlić Bosnia e Erzegovina Eti Haik-Naor Israele Jacques Haramburu Francia Manabu Hasegawa Giappone Heiko Hofmann Germania Iabo Italia Nora Iniesta Argentina Gisella Jackle Germania Kaf Italia Kaory Kawakami Giappone Nader Khaleghpour Iran Ria Klop Olanda Boštjan Lapajne Slovenia Nuša Lapajne Slovenia Barbara La Ragione Italia Liz Magic Laser  Stati Uniti Christian Leperino Italia Ma Lin Cina Joan Llacer Spagna Macro Italia Christoph Mancke Germania Mayerle Manfred Germania Antonio Manfredi Italia Jannis Markopoulos Grecia Nikolai Mašukov Russia Kečo Mensud Bosnia e Erzegovina Manolo Messía Spagna Penka Mincheva Bulgaria Helmut Morawets Austria Aghim Muka Albania Mihoko Nakahara Giappone Mira NarobeSlovenia Lindsey Nobel Stati Uniti Odelot group Spagna Bonnie Onderwaater Olanda Milena Ouzounova Bulgaria Bruno Paladin Croazia Michael Panayiotis Cipro Sibille Pasche Svizzera Gloria Pereda Spagna Massimo Pianese Italia     Ivan Piano Italia Alberto Ponticelli Italia Robert Primig Austria Raffo Italia Robot Inc2501 Italia Marie-Françoise Rouy Francia Titti Sarpa Italia Ulf Saupe Germania Raquel Schwartz Bolivia Maria Grazia Serina Italia Natalie Silva Italia Kamen Simov Bulgaria Irmelin Slotfeldt Norvegia Ale Staffa Italia Kim Tae-Jun Corea Suo Tan Cina Tatiana Italia Li Tianyuan Cina Yoshie Tonegawa Giappone Cristina Treppo Italia Fillippos Tsitsopoulos Grecia Etko Tutta Slovenia Klavdij Tutta Slovenia Two four two Cipro Unz Italia Pim van Halem Olanda Willem van Hest Olanda Jiři Voves Repubblica Ceca Celia Washington Scozia Alan Waters Inghilterra Liu Wei Cina Wu Wenguang Cina Emma Wood Inghilterra Xu Xianglin Cina Zhou Xiaohu Cina Cang Xin Cina Toshiro Yamaguchi GiapponeKazuyo Yamamoto Giappone Huang Yan Cina Liu Yang Cina Jung Yeun Park Corea Ming Yi Chou Taiwan Zhou Yuechao Cina Xu Zhenglong Cina Lin Zijie Cina

Opere


Testi critici

LA RETE GLOBALE DELL’ARTE
Simona Ciuccio
Il progetto che la Città di Casoria e l’ “International Contemporary Art Centre Association“ hanno deciso di realizzare è un compito ambizioso. A pochi chilometri da Napoli si edificherà un museo d’arte contemporanea. Ciò di per se non è eminente una volta che in questi ultimi decenni ci si è resi conto dell’importanza di creare istituzioni che si occupino di custodire l’arte contemporanea e la rendano accessibile ad un ampio pubblico. Il concetto invece risulta eccezionale per il fatto che il direttore artistico stesso,  Antonio Manfredi,  non è un teorico ma un artista visuale, che da circa vent’anni opera in questa regione. Ecco cos’è che rende il progetto unico nel suo ambito. Un artista non ha e non può mai avere la stessa prospettiva di uno storico d’arte o di un critico, perché conosce i problemi artistici non solo visti dall’esterno bensì dall’interno. Non solo immagina, ma sa cosa vuol dire iniziare un nuovo lavoro, ritrovarsi davanti a una tela vuota o realizzare un nuovo concetto artistico, perché sono le sue sfide quotidiane. Il Museo Internazionale d’Arte Contemporanea di Casoria è ora in via di realizzazione, l’apertura al pubblico è previsto per il 2007/2008. Com’è noto una collezione è parte essenziale del museo che potrà essere visitata oltre alle esposizioni temporanee. Come viene creata una collezione del genere? Anche qui il futuro museo percorre cammini nuovi. Il concetto è fondamentalmente semplice ma non per questo meno innovativo e saggio. Per non dover ricorrere ad una collezione già esistente, è stata effettuata una ricerca di artisti in tutto il mondo invitandoli a partecipare all’esposizione “100 Artists for a museum”. Le opere esposte in seguito entreranno a far parte del futuro museo. Il progetto durerà tre anni. Quindi nel momento d’apertura del museo vi si troverà integrata una collezione di circa 300 opere di artisti internazionalmente apprezzati. Così quest’esposizione temporale offre al pubblico un assaggio di ciò che proporrà il futuro museo. Inoltre l’Art Center è già attivo ed ha in mente di o ha già in parte organizzato simposii ed altre attività. Lo scopo di queste manifestazioni è quello di dar vita a questo “luogo d’arte” e di dare al pubblico la possibilità di confrontarsi continuamente con tematiche e questioni d’arte contemporanea e di conoscerle meglio. Nella prima esposizione “100 Artists for a museum” saranno presenti artisti provenienti da quaranta paesi diversi. L’alto numero di nazioni presenti lascia immaginare che in sostanza non si tratta di ridurre allo stesso denominatore o di trovare una corrente comune all’interno dell’arte contemporanea. Attraverso questa rete globale si cerca di richiamare l’attenzione sulle sintonie e le differenze che si ritrovano nelle tematiche e nel materiale che possibilmente conducono ad intense discussioni e confronti. Lo spettro si mostra ampio già solo tra gli artisti dei vicini dintorni geografici. Renato Barisani, il napoletano nato nel 1918, che attraverso la sua continua ricerca di tecniche e materiali cercando un linguaggio concreto ha influenzato l’arte di quest’ultimo secolo fin oltre la sua regione, è presente così come lo sono alcuni altri suoi concittadini dell’ultima generazione. Christian Leperino, del 1979, conosciuto oltre che per i video, la fotografia e le performance anche per i suoi dipinti innovativi, ci dimostra con il suo ritratto molto impressionante in mostra, che la pittura è più attuale che mai. Anche Monica Biancardi riesce a toccare l’anima con le sue fotografie delicate riprendendo le tematiche dell’esistenza umana, che restano valide a prescindere dallo spazio e dal tempo. Con i due artisti dalla Svizzera, Sybille Pasche e Pasquale Ciuccio, vediamo rappresentate due posizioni di scultura contemporanea. Mentre da Sybille Pasche è questione di rendere visibile la determinata pietra e di studiarne la struttura, nell’installazione al suolo di Pasquale Ciuccio, utilizzando uno strato di colore ultramarino, ci si rende conto solo a seconda vista che si tratta di pietre. La scultura appare in tale leggerezza che essa sembra quasi staccarsi dal suolo e fluttuare. Oltre a numerosi artisti europei vi troviamo anche rappresentanti di altri continenti, come la guatemalteca Iriada Cano e la boliviana Raquel Schwartz, che impressionano con le loro installazioni. Anche il cinese Li Tianyan riesce ad affascinarci con una sua fotografia che testimonia ciò che il pubblico sa al più tardi a partire dalla Biennale di Venezia, vale a dire che la Cina così come la restante arte extra-europea possono presentare scene artistiche vivaci e attraenti e che il nostro sguardo deve essere globale se non vogliamo fare a meno di attualità, bellezza e bravura. Guardando le opere dei cento artisti possiamo dire con certezza che la eterogeneità presenta un campo incredibilmente vasto dell’arte contemporanea e che quindi a Casoria sta per nascere una collezione che ci permetterà di ricevere impulsi sempre nuovi alla discussione sull’arte attuale.
Baden Baden, aprile 2005

UN PROGETTO PER IL MUSEO DELLA CITTÀ
Vitaliano Corbi
La convinzione che il turismo rappresenti per il nostro paese un’importante risorsa economica ha indotto spesso gli amministratori pubblici, e i loro amministrati, a riporre grande fiducia in tutte quelle iniziative che, in un modo o in un altro, dovrebbero avere la capacità di promuoverlo. Oggi quasi non c’è iniziativa pubblica, nel campo dell’arte contemporanea, che non venga proposta nell’ottica del cosiddetto “turismo culturale”. Una mostra acquista interesse quando le viene riconosciuto il ruolo di “attrattore”, quando, indipendentemente dal suo valore culturale, si ritiene che possa contribuire ad orientare il flusso turistico verso la località che la ospita. In realtà, affinché il turismo d’arte diventi davvero un fattore importante di sviluppo economico sono necessarie una serie di condizioni (che vanno da una politica adeguata di tutela e di valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio storico-paesaggistico all’efficienza dei servizi e delle strutture d’ospitalità, alla capacità di programmazione e di coordinamento) che, tutte insieme, fanno di una mostra o di un concerto in piazza qualcosa di più di un episodio isolato, di un momento di “festa” nel tessuto di una grigia e degradata quotidianità. Quando mancano questi presupposti, il “grande evento”, come da qualche tempo viene enfaticamente definita qualsiasi pretenziosa manifestazione artistica, non produce altro effetto che una modesta risonanza sui media locali e qualche marginale incremento di consenso: l’obiettivo di intercettare il flusso turistico rimane fuori portata, diventa anzi un miraggio irraggiungibile per il quale si sacrifica ogni altro traguardo e si rinuncia all’elaborazione di linee di politica culturale più coraggiose, in grado di incidere positivamente nella formazione dell’opinione pubblica e, oserei dire, nella coscienza civile nella cittadinanza .
Questa breve premessa era necessaria per richiamare l’attenzione su un aspetto fondamentale del progetto Una Città per l’Arte, affidato dal Comune di Casoria alla cura di Antonio Manfredi e dell’International Contemporary Art Center. Il progetto ha già prodotto alcuni risultati rilevanti, come il Simposio internazionale svoltosi nello scorso ottobre e la realizzazione del Parco delle Sculture. Ora, con questa mostra che vede la partecipazione di circa cento artisti provenienti da ogni parte del mondo, si affronta un passaggio decisivo, che porterà all’istituzione del Museo d’Arte Contemporanea della Città di Casoria.
A me, che seguo la generosa impresa di Manfredi e dei suoi collaboratori con ammirazione e grande interesse, ma solo dall’esterno, non tocca certamente il compito di illustrare i contenuti e gli obiettivi del progetto. Penso, però, che sia doveroso da parte di chi da molti decenni partecipa alle vicende della vita artistica non solo napoletana con un ruolo che è, se non altro, di testimone pubblico, sottolineare il caso niente affatto frequente di un’amministrazione cittadina che, rinunciando alle solite iniziative che inseguono la speranza di qualche vantaggio promozionale, in chiave turistica o elettorale, s’impegna invece su una linea progettuale a lungo termine, centrata su obiettivi di crescita culturale e civile della cittadinanza. Chi ha avuto modo di seguire le diverse fasi del Simposio Internazionale di Scultura, che ha messo a contatto diretto gli organizzatori della manifestazione, gli artisti e la popolazione di Casoria, con la partecipazione attiva di una folta rappresentanza studentesca, sa che queste nostre considerazioni non si riferiscono solo alle motivazioni che hanno ispirato il progetto Una Città per l’Arte, ma toccano il piano della concreta operatività cui esso ha già dato corso. 
Un tratto caratterizzante del progetto sta sicuramente nel modo in cui esso ha affrontato l’obiettivo del coinvolgimento dei giovani, mettendo direttamente in contatto gli alunni con le opere e con gli artisti. E’ evidente che questo proposito si fonda sulla convinzione che l’attività artistica non sia riducibile a un’esigenza espressiva ingenua e preriflessiva, ma contiene in sé un elemento di consapevolezza critica e che questa dimensione autoriflessiva è strettamente collegata alla concretezza del fare arte. In realtà, autoriflessività e apertura pragmatica al mondo sono polarità costitutive dell’esperienza artistica e non a caso esse sono presenti ed esplicitamente tematizzate nell’arte contemporanea, a partire dalle avanguardie storiche dell’inizio del Novecento. Va inoltre osservato che l’importanza della dimensione educativa non è semplicemente una conseguenza  dell’aver individuato nella scuola un terreno propizio a un’iniziativa di promozione e di conoscenza dell’arte contemporanea. Quella dimensione è già implicita nel carattere aperto e costitutivamente problematico dell’arte e può essere avvertita pienamente quando, rivolgendo l’attenzione sulla processualità della ricerca artistica,  se ne colga la connessione con ogni altro momento esperienziale e  l’incidenza sullo sviluppo e sulla crescita dell’individuo. Non a caso tra i primi ad aver posto l’accento su quello slancio immaginativo che proietta la ricerca artistica oltre il traguardo dell’esistente, c’è John Dewey, che aveva visto nell’immaginazione “lo strumento essenziale dell’educazione”. Il ruolo insostituibile dell’immaginazione artistica sta da una parte nella sua capacità di aderire alla realtà dell’esperienza, ai suoni, ai colori, alle qualità sensibili delle cose del mondo, e, dall’altra, nell’esigenza di totalità che in essa si esprime. Attraverso l’arte noi avvertiamo che gli oggetti che l’intelletto ci consente di raggiungere sono frammenti di quella possibile totalità di esperienza che l’immaginazione ci dischiude. Sappiamo bene, dopo Kant, che all’idea della totalità del mondo interno e del mondo esterno non corrisponde nessun particolare contenuto conoscitivo e che perciò essa non può rivestire il carattere di effettiva conoscenza. Ma tale ideale di totalità, che può aspirare solo a presentarsi come un modello regolativo, si rispecchia nel carattere di organicità dell’esperienza artistica, nell’immanenza del tutto nelle parti, del fine nei mezzi che questa, pur nella sua finitezza, sembra in grado di realizzare. Nelle opere d’arte convivono frammenti di storie individuali, stili linguistici diversi e dissonanti accenti espressivi, tracce cognitive destinate “normalmente” a rimanere separate. Ma la loro convivenza non è solo un dato di fatto. E’ il risultato della condivisione di un progetto riconoscibile come elemento unitario che attraversa e tiene insieme quella molteplicità di differenze. Il valore estetico non è un sigillo di totalità impresso una volta per sempre, ma piuttosto un’aspirazione, la traccia visibile di un processo che nell’opera raggiunge il momento del suo compimento e insieme del suo rinnovarsi. La consapevolezza di questa tensione processuale è alla base dell’idea di un museo che sia non solo luogo di conservazione e di esposizione dell’opera d’arte, ma campo di ricerca e di sperimentazione, spazio d’incontro e di dialogo formativo o, come giustamente dice Manfredi, “museo-laboratorio”.
L’impostazione data al progetto Una Città per l’Arte, chiaramente segnata negli obiettivi che sono stati già realizzati, ci autorizza ad avanzare un’ulteriore considerazione. La giusta attenzione verso i problemi dell’organizza­zione della cultura e il riconoscimento dell’importanza dell’attività svolta dalle gallerie private nel campo della distribuzione e della vendita dei prodotti artistici non giustificano la trasfigurazione del mercato in protagonista della storia dell’arte, con il conseguente scarso interesse dei media e delle stesse istituzioni pubbliche verso i problemi specifici della formazione e della produzione artistica, verso il mondo degli studi e dei laboratori degli artisti, le istituzioni scolastiche, le accademie e le università, verso il contesto, cioè, delle condizioni e dei fattori – non riducibile al solo circuito del mercato – che concorrono direttamente allo svolgimento della vita artistica. E’ con questa realtà che deve rapportarsi un museo d’arte contemporanea e non solo con l’attività delle gallerie private. Certo, il mercato è una realtà che condiziona in maniera determinante, nel bene e nel male, lo svolgimento della vita artistica e un’amministrazione democratica non può ignorarlo. Ma dal progetto Una Città per l’Arte viene la preziosa indicazione che è necessario rapportarsi con questa realtà sulla base di un proprio progetto di sviluppo culturale e che in tal modo si può evitare di fare da cassa di risonanza a quanto le mode e il mercato hanno già portato al successo.
Infine, merita un cenno il richiamo esplicito e costante, da parte del curatore del progetto e dei rappresentanti delle istituzioni in esso impegnati, all’arte come strumento di solidarietà tra i popoli e alla necessità che l’attuale impetuoso processo di globalizzazione dell’economia e della comunicazione sia indirizzato non già verso l’eliminazione delle differenze, ma verso la loro comprensione, in quanto elemento di forza nella costruzione di un’etica mondiale, fondata sul senso della comune appartenenza umana. L’orizzonte marcatamente internazionale in cui s’inseriscono tutti i momenti del progetto – e in particolare questa mostra – sta a testimoniare che anche l’arte può assumersi quest’ impegno etico e dare il proprio contributo alla comprensione reciproca tra i popoli e ad una pacifica, costruttiva convivenza, nel cui ambito le differenti tradizioni possono trovare una giustificazione etico‑filosofica ed esplicarsi in un clima di fratellanza. La mondializzazione degli scambi, che accelera la competizione economica e tende ad imporre standard omologanti, potrà allora essere vissuta come impegno affinché essa si trasformi in opportunità di apertura agli altri e di dialogo tra tutti gli uomini, in modo che anche il campo dell’arte e della creazione diventi davvero territorio di libertà e di valorizzazione delle differenze.
Napoli, marzo 2005

L’ARTE GLOBALE
Helena Dagureeva
Ho conosciuto Antonio Manfredi in occasione della sua personale nell’ Ethnographic Russian Museum di San Pietroburgo nell’inverno del 1995, già all’epoca, passeggiando per la Nieschi discutendo per ore, a volte anche animatamente, sul significato del fare arte mi accorsi che la sua visione dell’arte era globale, non mi sono quindi affatto meravigliata quando sono venuta a conoscenza del suo progetto di realizzare un Museo di Arte Contemporanea. E’ veramente arduo fare una panoramica esaustiva su tutte le opere presenti a questa mostra dal titolo 100 Artists for a Museum, ci troviamo di fronte ad artisti differenti per stile, tecnica,  età e formazione. Eppure già ad uno sguardo d’insieme risulta evidente come la rassegna restituisca con grande evidenza quella che è la caratteristica principale della ricerca artistica di questi anni: un contesto aperto, dove all’assenza di correnti nettamente dominanti e di rigidi separazioni settoriali corrisponde la complessa, indefinibile fenomenologia di un pluralismo diffuso, in cui il protagonismo delle diverse personalità traccia percorsi mobilissimi, che s’accostano, s’incrociano, divaricano, creando così una rete di identità e di differenze che scavalca i confini geopolitici e assume dimensioni planetarie.
Dalla fotografia alla pittura e alla scultura, dal video alla installazione, ci accorgiamo che ai linguaggi e alle tecniche tradizionali delle arti visive si aggiungono altre modalità espressive, come quelle consentite dalle nuove tecnologie della comunicazione, in un rapporto che non è solo di convivenza nella distinzione, ma anche di osmosi, di meticciamenti, di contaminazioni reciproche. Questo processo è documentato, tra l’altro, dalle opere fotografiche delle giovani artiste italiane Barbara La Ragione, che attraverso le mostruose deformazioni dei suoi “ritratti” allude a una dolorosa diagnosi della condizione umana,  e Monica Biancardi, capace di cogliere, nel flusso della quotidianità, momenti di sofferenza e  di dolcissima sensualità, e di consegnarli icasticamente ai suoi fotogrammi, della americana Liz Magic Laser, con le sue figure femminili percorse dal fascino di una fluida e misteriosa energia, e della bulgara Penka Mincheva, il cui dittico … it sometimes hurts… gioca efficacemente sul contrasto tra l’estrema nitidezza della resa iconica e l’ambiguità delle corrispondenze semantiche.
Diverso invece l’utilizzo della fotografia da parte del giovane fotografo tedesco Ulf Saupe, che muta le sue figure umane in tracce metamorfiche in dinamico attraversamento di campi visivi indeterminati, e  dell’americana Lindsey Nobel, impegnata a tradurre il dato fotografico in nuclei filamentosi di una inquietante materia vivente. Le immagini alla Rorschach della colombianaSandra Bermudez, con le loro fiorite simmetrie, esplorano il mondo della sessualità femminile, in una ricerca che riesce a bilanciare il rigore della forma con l’imprevedibilità del caso.
L’installazione dell’argentina Nora Iniesta utilizza l’ingrandimento di una vecchia foto di famiglia per portarci in un dimensione a mezza strada tra la precisione del  referto documentario e la seduzione di una memoria dilatata del tempo. Ancora allo scorrere della dimensione temporale ci riconducono l’installazione della boliviana Raquel Schwartz, che  presenta un manto realizzato con nastri recuperati da vecchie cassette audio, e quella dell’indiano Ashish Ghosh, realizzata con ventuno magliette di plastica trasparente serigrafate con motivi derivanti dalla storia e della cultura indiana.
Su una linea di impegno sociale si colloca, invece, la scultura interattiva dal titolo “Swing I”I dell’artista maltese Robert Francis Attard, che presenta una serie di cinque altalene realizzate con fucili da guerra. Di grande impatto emotivo sono le opere dei pittori italiani Fabio Gianpietro, con la sua mamma/zebra, carica di una pietas che, nella sua dichiarata inclinazione alla monumentalità, ha accenti da murales messicani, Christian Leperino, con il lacerante, tragico espressionismo del suo bambino urlante, dal titolo “Bes/an”, del bulgaro Dimitar Grozdanov, con il ritmo oscuro della la sua plastica, drammatica sequenza di passi, del tedesco Heiko Hoffman, con una serie di quattro dipinti di figure femminili in cui la matrice espressionistica e gestuale si stempera in gradevoli pastosità cromatiche, dell’austriaco Robert Primig, che incide nella luce abbagliata del fondo frammenti figurali di forme, e dello bosniaco Kečo Mensud, con il suo “Grytan silente”, dal segno grafico pieno di graffiante dinamismo.
Il brasiliano José D’Apice presenta, con “Immagine e somiglianza”, un’opera che nella dolcezza di una luminosità soffusa rivela una mirabile costruzione formale. Né meno raffinata, nella prevalenza ovattata dei grigi, è il lavoro dell’inglese Emma Wood, che espone un grande collage realizzato con media diversi e disegni a china su carta.
Da una personale elaborazione dell’esperienza astratto-informale nascono l’ariosa spazialità dell’austriaco Armin Guerino, il luminoso e caldo cromatismo del connazionale Helmut Morawets, i mobili incastri di geometrie trasparenti dell’iraniano Nader Khaleghpour, la pausata danza delle forme sullo sfondo animato da cilestrine penombre dell’inglese Alan Waters, l’ordinato assetto compositivo di toppe e macchie sul timbro squillante del rosso della tedesca Renate Christin, le delicate e misteriose variazioni cromatiche su orizzonti multipli del ceco Jiri Voves.
Su diverse linee di ricerca pittorica si muovono il cubano Rodolfo Llopiz Cisneros, col suo gioioso montaggio di scritte e di icone familiari, l’italiana di origini americana Natalie Silva, che declina le immagini in forme di più energica e corsiva immediatezza, l’austriaco Franz Josef Berger, che in “Per-che” costruisce per accostamenti di frammenti un’immagine inedita di Napoli, l‘israeliana Eti Haik Naor, che nel suo lavoro di forte e ricercata matericità ha utilizzato il sale come medium.
Di diversa estrazione culturale l’opera pittorica del siriano Ahmad Alaa Eddin, che partendo dai segni grafici della scrittura approda a risultati di tenero lirismo, in cui la morbida partitura delle geometrie si coniuga con un tonalismo di attonita luminosità. Suggestive le opere di Aghim Muka, il cui “Puzzle” assembla, come su una scacchiera della memoria, icone che sono tracce di emozioni e pensieri, dell’artista del Benin Charly d’Almeida, che trasforma la superficie del quadro in uno schermo di apparizioni luminescenti, della norvegese Irmelin Slotefeldt, con un dipinto in cui il paesaggio si apre su aere lontananze, dell’italiana Maria Grazia Serina, con i suoi uomini/insetti realizzati con un grafismo entomologico sensibilissimo.
Di natura post-ecologica l’opera del giovane artista italiano Federico Del Vecchio, che nel nitore lineare delle sue icone fonde i temi dell’artificio tecnologico e della natura, con un effetto che s’insinua nella nostra percezione della realtà e la altera. Enigmatica la piccola, ma non per questo meno efficace, tela della scozzese Celia Washington, dove un aereo/uccello colpisce una figura mezzo animale e mezzo umano e ci riporta ai fatti dell’11 settembre.
Nell’area di ricerca tra scultura e installazioni si collocano il delicato minimalismo della scultura in cristallo della portoghese Frederica Bastide Duarte, il lavoro in ferro del tedesco Christoph Manke, che nella sua compatta matericità lascia affiorare la griglia di una sagoma topologica, e quelli delle  giovanissime artiste italiane Titti Sarpa, con la scultura bambola “Sitting doll” che declina con affettuosa delicatezza l’ossimoro di una ludica malinconia, e Cristina Treppo, con la fluente ariosità della sua cascata di fiori rosa.
Di particolare valore ritmico le sette piccole tele astratte dal titolo “L’immage di Napoli”  dell’austriaca Martina Braun, con il loro accentuato sviluppo orizzontale, e le quattro del tedesco Mayerle Manfred. Affascinante, per il calibrato equilibrio tra rigore geometrico e intensità percettiva, appare il luminoso quadro della pittrice belga Caroline De Lannoy. Particolarmente interessante il trittico dell’artista croato Bruno Paladin, che ha realizzato una vibrante composizione attraversata da una trama di venature d’ombra.
Meritano anche grande attenzione le opere dei fumettisti italiani Alberto Ponticelli, con una “tavola” dal diramato e nervoso linearismo, e Ale Staffa, con una striscia gigante gustosamente ironica, e dello svizzero Giona Bernardi, che dipinge una sorta di reportage sociale utilizzando un linguaggio personale di forte accento realistico
Ed infine l’installazione video fotografica di Antonio Manfredi, il quale in “Red vision” istituisce, tra le immagini del dittico, una rete di silenziosi rimandi, sul filo delle opposizioni e delle analogie iconiche. Il lavoro di Manfredi introduce alla sezione, notevolmente significativa per numero e qualità delle opere, dei videoartisti, che vede la presenza degli italiani Massimo Pianese e Ivan Piano con i loro video dal titolo “The bedroom” e “Red Rain”, della bosniaca Alema Hadžimejlićcon il suo ciclo del giorno e notte dal titolo “Krug” e dei greci Fillippos Tsitsopoulos e Jannis Markopoulos rispettivamente con le opere dal titolo “A drop of dust again” e “Liquid and melted two”.
Qualche cenno vorrei dedicare alle sculture monumentali realizzate nel 2004 in occasione del 1° Casoria International Sculture Symposium che sono andate a costituire il primo nucleo di sculture del Parco delle Sculture della città. “Curve nello spazio” dell’eclettico artista napoletano Renato Barisani, una splendida traccia di luce, una spada brillante, una forma astratta nello spazio concreto. “Rogo di luce” dello spagnolo Fernando Barredo, un totem lucente dedicato a Crapulail dio che combatte i senza sesso. Una maschera urlante, un atto di accusa alle menzogne ideologiche nella storia dell’uomo. “Presente/futuro” dello scultore napoletano Luciano Campitelli, un viaggio nella forma pura della materia attraverso la rilettura dell’esperienza futurista del nostro secolo. “The shadow of the ring” dell’artista slovena Metka Erzar, l’ombra dell’anello; una sorta di meridiana, un segnale, un orologio naturale. Una ricerca introspettiva sull’interazione tra spazio e luce alla ricerca dei punti energetici della terra. “The animals” dell’italiano Enzo Fiore, una ricerca antropologica sulla essenzialità della materia che diventa forma viva. “Plavi obljic icretama” del croato Vladimir Gaśparić, una freccia di marmo e ferro tesa verso il cielo, la ricerca dello spazio e della materia! la pietra che irradia nello spazio la sua energia. Domani, una enorme sasso di basalto del Vesuvio della scultrice tedesca Gisella Jackle, un’oscura, cupa roccia levigata. Una ricerca nell’essenza della materia. Una roccia lavica pronta ad espellere la sua energia. “Rinascita”, la scultura in ferro della giapponese Kaori Kawakami simboleggiante la rinascita della materia, un seme pronto ad iniziare il suo ciclo vitale. L’intrigante installazione di Antonio Manfredi dal titolo “Non è spiderman! ovvero prigioniero della stupidità”, un’opera concettuale sul significato dell’essere umano della quale lo stesso autore ci scrive: “Come in un incubo! prigioniero della stupidità umana, resti sospeso tra realtà e fantasia, tra passato e futuro, tra cielo e terra”.  “Fly to sky”, l’imponente scultura in ferro e legno del bulgaro Kamen Simov, un’insetto che sorge dalla terra profonda pronto a librarsi nel cielo. “West and cast to combine” dello scultore cinese Suo Tan, un finto reperto archeologico, una stele coronata di fiori. Una straordinaria visione del mondo orientale attraverso il tatuaggio della materia. Ed infine quella che forse simboleggia in se tutto il progetto della Città di Casoria, The Cog-la ruota dentata, la grande scultura che tutti gli artisti presenti al Casoria International Sculture Symposium  hanno voluto realizzare utilizzando una imponente ruota dentata per altoforno di archeologia industriale e che segna indubbiamente la nascita di una nuova era per la Città di Casoria.
San Pietroburgo, aprile 2005

L’ARTE ORIENTALE
Zhao Shulin
Non è un caso che siano così tanti gli artisti orientali, cinesi, giapponesi, coreani e taiwanesi invitati a questa manifestazione, così come non è un caso che sia io a scrivere per questi artisti. Quando nel 2001 conobbi Antonio Manfredi impegnato nella realizzazione di alcune sculture monumentali in Cina, immediatamente nacque un feeling che ci portò successivamente a collaborare per varie iniziative comuni. Insieme visitammo a Pechino e in tutta la sua sterminata provincia decine di studi di pittori, scultori, fotografi e performer che in buona parte abbiamo invitato a questa manifestazione per la realizzazione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea della Città di Casoria per il quale Manfredi è il curatore.
L’arte orientale fin dagli esordi è nata sottolineando il suo aspetto prettamente didattico e ha sempre evidenziato il suo intento nello sviluppare valori in grado di regolare i rapporti umani. Il pittore orientale riflette nelle sue opere la storia, il suo pensiero, l’anima e la sua concezione filosofica.
In questi primi anni del nuovo millennio, la scena dell’arte contemporanea si presenta molto articolata, vi partecipano artisti così diversi per storia e per educazione da rendere vano ogni tentativo di racchiuderla in una definizione unitaria, che possa valere per tutti i suoi aspetti.
Così, l’arte cinese in particolare e quello orientale in generale, si occidentalizza solo in apparenza, mantenendo nella sostanza le proprie prerogative caratteriali e culturali, pur guardando con interesse alla storia dell’arte occidentale, ne trasforma il linguaggio in una originale fusione tra Asia e Occidente, sviluppando così una assoluta originalità di stile e di contenuti.
Il supporto fotografico e il video ha rappresentato forse , in questo ultimo decennio, il mezzo espressivo più idoneo a soddisfare le esigenze creative degli artisti orientali dell’ultima generazione e delle loro performances, il messaggio delle opere esposte in questa mostra di Casoria offre spunti di riflessione sul rapporto fra tradizioni e culture diverse tra loro.
Sono infatti molti gli artisti che hanno presentato un video o una fotografia.
Il cinese Huang Yan è conosciuto in tutto il mondo come il tatuatore di paesaggi policromi sui corpi, attingendo dalla body art e dall’arte del tatoo, ripropone tematiche proprie della tradizione cinese: a Casoria espone appunto una fotografia delle sue performances dove si dipinge sul corpo i simboli stessi dell’iconografia cinese, come le montagne delle antiche pitture cinesi.
Liu Yang propone una piccola serie di immagini di donne, notevoli per la discrezione e la delicatezza, anche cromatica, con cui è avvicinata la realtà del mondo femminile. Cang Xin si autoritrae al centro di un’aiuola di rose, in un paesaggio dai colori nitidi e dall’atmosfera quasi irreale. Zhou Yuechao presenta due fotografie di grande formato, realizzate durante una performance dal titolo “Floating Installation-Teahouse” nella città di Chongqing dove un gruppo di 5 uomini scelti a caso e una donna vengono mirabilmente utilizzati per una performance che vuole essere un paradosso della moderna concezione dell’arte e della cultura.
Li Tianyuan espone la foto di un pallido cielo dal forte potere evocativo per l’assenza, in un campo totale di minime variazioni cromatiche, di qualsiasi altro elemento iconico.  
Il fotografo coreano Kim Tae-Jun è, invece, presente con una grande foto di più di quattro metri di lunghezza, realizzata mirabilmente nell’interno di un vecchio ristorante coreano.
Con il video dal titolo “Utopian machine”, Zhou Xiaohu, lavorando con personaggi realizzati in plastilina, mette in scena un interessante confronto tra la cultura orientale ed occidentale con le sue miserie e i suoi drammi.
Di particolare interesse anche il film documentario di 56 min. di Wu Wenguang dal titolo “Dance with farm workers”, dove l’ artista utilizza operai di una industria tessile per realizzare una performance di grande effetto scenografico.
Sulla linea dell’analisi politica della società cinese è invece il suggestivo video dell’artista Liu Wei, dove in una sorta di sogno autobiografico si succedono immagini del presente e del passato comprese quelle dei fatti di piazza Tyenamen.
Ancora un video dal titolo “Aliens”, ma questa volta del giapponese Manubu Hasegawa. Il lavoro, realizzato nel corso di quattro anni, presenta una successione frenetica di migliaia disegni di alieni.
Nel momento in cui la Cina in particolare e l’oriente in generale si apre al mondo come una paradossale combinazione tra tradizione e novità, gli artisti manifestano un’energia creativa piena di immaginazione che poggia, però, sempre su una grande consapevolezza culturale riguardo al proprio passato e alle significative trasformazioni del presente. Un mirabile esempio lo abbiamo con alcune opere che saranno esposte a Casoria e che faranno parte della collezione permanente del Museo: a incominciare dai pittori cinesi Huxiang Dong, che in una piccola tela ad olio ci presenta i singolari effetti di luce su un corpo di donna coperto da un vestito di plastica trasparente, Zhang Donghong, affascinato anch’egli dai giochi della luce, ma in un contesto pittorico molto differente, dove s’intravede una lingua che sfuma nel colore azzurro dello sfondo, Ma Lin, con un dipinto di grande energia figurativa, in cui trionfa uno spettacolare simbolismo, e infine Xu Xianglin, con un tenero pastello su carta pergamena che dà vita, sulla trasparenza di un cielo, a una scena dai toni fiabeschi.
Particolarmente significativa, per il respiro della sua dislocazione spaziale, è l’opera del pittore taiwanese Ming Yi Chou, il quale con sedici elementi realizza una composizione, intitolata significativamente “Felicitad”, che ci porta in una foresta di fiori.
Una segnalazione a parte meritano gli artisti giapponesi Mihoko Nakahara, che, con una ricerca di sapore concettuale, distribuisce sulla superficie monocroma delle sue opere piccole pietre che dilatano la percezione dello spazio circostante, Toshiro Yamaguchi, il cui acrilico su tela, intitolato “Spring”, fornisce un esempio di svolgimento musicale realizzato attraverso la ritmica distribuzione delle forme sulla superficie dipinta, e Kazuyo Yamamoto, che, nel suo olio su tela, ha inserito sul fondo verde un arcipelago di forme tondeggianti.
Di diversa natura le opere della scultrice giapponese Yoshie Tonegawa, che conduce una ricerca di raffinato materismo su strutture di essenziale geometrismo, degli scultori cinesi Xu Zhenglong, con una piccola scultura in resina, intitolata “Revival”, che raffigura un personaggio dalla caratterizzazione singolarmente accentuata, e Li Zijie, con un’opera in materiale plastico argentato raffigurante una sorta di argenteo idolo coronato da due mani congiunte in preghiera, che – scrive l’autore – sono il simbolo di Dio.  
Pechino, aprile 2005

UN’IDEA APERTA
Artemis Eleftheriadou
Il significato e il valore del “progetto museo” rimane vitale, seppure sottoposto a sfide continue. Perchè il processo con cui avviene la familiarizzazione e l’interazione del grande pubblico con l’arte e la storia dell’arte è sempre aperto a nuove proposte. La necessità di creare una cultura del museo viene effettivamente discussa e rivalutata.
Il Museo Internazionale di Arte Contemporanea di Casoria promuove un vigoroso programma, con la forte volontà di creare una collezione di opere di artisti internazionali contemporanei. Nel corso di un programma Triennale si completerà una collezione di 300 opere d’arte, le quali in seguito costituiranno la Collezione Permanente del Museo.
Retto da un’idea aperta e differente, il museo promuove un’alternativa alla nozione comunemente accettata e familiare di arte e di storia dell’arte. Non avendo un carattere vincolante, Il Museo Internazionale di Arte Contemporanea di Casoria esplora le sue nuove potenzialità con la speranza di diventare sempre più attivo nella vita culturale di una comunità sempre più ampia. E’ interessante notare come il museo inviti e esibisca artisti provenienti da luoghi diversi, compresi anche luoghi che sono costantemente trascurati  dalle tendenze dominanti dell’arte contemporanea. Questo particolare intento consente di dar voce a una molteplicità di idee nuove e alternative, accanto a discorsi artistici più tradizionali o riconosciuti.
Nella mostra in corso, “100 Artisti per un Museo”, la quale inaugura il progetto Triennale del museo, Cipro partecipa con quattro opere presentate rispettivamente da Klitsa Antoniou, Melita Couta, Panayiotis Michael e il gruppo artistico Two four two. Poichè l’arte spesso diviene il mezzo di collegamento del personale con il sociale, del privato con il politico, dell’illusione con la realtà, od anche della vita con l’arte stessa, le quattro proposte cipriote sono raggruppate insieme per esplorare una vasta gamma delle problematiche che vengono a crearsi nel contesto della cultura contemporanea. E’ necessario precisare che la loro presenza in comune si è materializzata tenendo conto delle loro differenze  in termini di metodi d’arte, di contenuti e di esecuzione della stessa. Rispondendo alle aspettative, le opere offrono una visione rappresentativa seppure ridotta dell’attuale scena artistica cipriota.
E’ ragguardevole il fatto che, nell’opera di Klitsa Antoniou (Regina, 2004), il posto centrale sia occupato da una interrelazione di significati paralleli, ma allo stesso tempo equamente semantici, privati e politici, che mirano a intervenire sulla storia, la cultura e il privato. Allo stato attuale delle cose, dove le frontiere geografiche, politiche e culturali sono piuttosto fluide se non addirittura disfunzionali, la Antoniou cerca di coinvolgere quella micro e macro politica che riguarda l’identità privata e sociopolitica degli individui. Mentre i confini sono diventati fluidi e le strutture culturali hanno spostato il loro centro d’interesse, c’è un ancora più forte desiderio di esplorare il proprio contesto privato e la  necessità di appartenenza, dal momento che il ritrovare la propria identità personale coinvolge in gran misura la propria comprensione di luogo nel suo specifico essere.  Quasi abbandonata nella nebbia di un posto di lavoro, l’opera nega la sua caratteristica di esibizione teatrale. La fotografia di una donna nuda vista da dietro è posata su due gambe di un tripode di legno, lasciata agli sguardi speculativi di chi la osserva. Le mani della donna sono piegate indietro, come se con questo timido gesto essa voglia nascondere la sua nudità, enfatizzata dalla ruvida luce naturale. Ciò che risulta abbastanza difficile notare è che sotto la composizione, una sorta di tavolo, è situata una mappa storica del Mediterraneo. Sorprendentemente, l’isola di Cipro assume la stessa posizione degli organi sessuali della donna. Un elemento spesso ricorrente nell’opera della Antoniou è l’inclusione di informazioni nascoste che si devono scoprire e che funzionano come la battuta finale/il punto di forza della apparente opera d’arte.
La rappresentazione bi-dimensionale dell’isola è circondata dalla presenza potente di alghe marine naturali, elemento naturale comune alle coste marine, che suggeriscono peli pubici messi in mostra dalla figura distesa. Costanti tumulti politici e invasioni frequenti da parte di diversi stati stranieri caratterizza, anche al presente, la storia e l’identità dell’isola. In aggiunta alla ricerca di appartenenza  e della posizione dell’isola nelle carte geografiche di origine occidentale, Antoniou giustappone il significato del corpo femminile – o meglio del suo stesso corpo – come un segno culturale che ricerca i suoi propri parametri di sessualità e identità. Il corpo femminile – il suo corpo – diviene il campo di battaglia del desiderio e del rifiuto, nello stesso modo in cui l’isola diviene il territorio dove i ciprioti tuttora lottano per comprendere e definire i loro molteplici ruoli e le loro molteplici identità. Ancora di più in un periodo in cui l’isola geograficamente, politicamente e culturalmente appartiene sia all’Occidente che all’Oriente.
Colto fra disgusto e bellezza, il busto femminile di Melita Coutas, (Rose, 2004),  evoca una gamma di stati emotivi contrastanti. Laddove l’opera è un pensiero evidente, espressamente enunciato che stimola la natura della psiche femminile e le politiche che la governano, il busto si viene a trovare inoltre in una condizione non facile a causa di un suo dislocamento materiale e di una manipolazione del corpo umano quasi bizzarro. La posa del busto che imita quella di una statua, con un arto espressamente reciso, afferma che non è stato fatto alcuno sforzo perchè sembri imitare la vita.  Al contrario, l’opera richiama i prototipi di bellezza stabiliti dalla tradizione greco-romana. La bellezza diviene una questione dolorosa, visto che al busto è stata portata via la pelle, la superficie su cui sono iscritte le qualità della bellezza fisica. Con ironia, sotto la pelle assente si rivela la fibra della carne, meticolosamente studiata e interpretata, poiché ogni muscolo è vividamente esposto. Muscoli e fibre della carne sono realizzati con infiniti, lunghi capelli femminili, segno di bellezza e forza vitale. Resistenti alla decomposizione naturale, anche dopo la morte, i capelli in questa opera ottengono un dislocamento quasi arcano. Ciò che è familiare, erotico e amato, diviene ora il mezzo per ritrarre la realtà clinica dell’anatomia umana quando la pelle è stata strappata via. Nell’opera della Couta viene espressamente data chiara attenzione ai modi con i quali una donna percepisce il proprio corpo e la propria sessualità, visto che la figura diviene cosciente della propria immagine mentre fissa con leggiadria il riflesso di sé stessa nello specchio. Questa figura-busto è esposta con brutalità ed è consapevole dello sguardo delle persone che la osservano, provocando in esse pietà o repulsione. La vittimizzazione e l’abuso che la cultura e la moda attuale infliggono alla donna sono non soltanto suggeriti ma piuttosto bruscamente “scolpiti” sulla fisicità del corpo. Come nell’intestino di Helen Chadwick attorcigliato a una placchetta di sottili capelli biondi, così la Couta esplora il rapporto fra esteriore ed interiore, fra vanità e decomposizione, fra desiderio e dolore. L’opera tuttavia funziona anche oltre questa apparente incarnazione di una primaria “questione femminista”, poiché il lavoro cattura anche un senso di immagineria onirica. Ciò viene ottenuto con l’uso di un irrazionale dislocamento e la coesistenza di condizioni contraddittorie, mentre il lavoro assume un linguaggio del passato, i significati reconditi di un incubo e un’ambigua sessualità.
Se, da una parte, non è possibile negare la  necessità di comunicare un pensiero, un momento, un paesaggio, dall’ altra, risulta alquanto discutibile che si riesca a raggiungere simile obiettivo nella sua interezza. La natura elusiva della ri-verbalizzazione o ri-rappresentazione di un’esperienza rinforza la realizzazione di alcune qualità intraducibili. Allo stesso modo, il processo di creazione di un’opera d’arte passa attraverso una serie di dolorosi momenti  che negoziano l’incapacità di creare ciò che realmente si trova nella mente dell’artista.  Spesso, qualsiasi cosa si intendesse realizzare essa intraprende in seguito un percorso inevitabile che risponde a un impulso necessario: raggiungere lo spettatore. Sotto questo aspetto, l’opera d’arte esibita non potrà mai essere considerata come compiuta ma piuttosto nel processo di una evoluzione sempre in atto, mai conclusa.  Ciò che vede lo spettatore è soltanto un momento congelato, un’istantanea nel trascorrere del tempo.  Con una quasi ossessiva perseveranza, Panayiotis Michael compone metodicamente un’immagine di stratificati diagrammi, disegni architettonici, percorsi, cartografie di spazi o situazioni, (To Approach You – Plan 2, 2002-2003). Somigliante a panorami urbani architettonici, a reti, a scanalature, dettagliati in una maniera affascinante, questa mappa bizzarra articola impossibili e immaginari campi di percezione. Lottando per trarre un senso fuori dal caos, egli forma i suoi pensieri irrealizzati col tradurre geograficamente le debolezze di poco conto, i vicoli cechi, le ripetizioni ossessive e le attraenti minuzie della mente. Nel libro “Le città invisibili” di Italo Calvino Marco Polo descrive a Kublai Khan le città che ha visitato. Khan ascolta il giovane esploratore con eccitazione e sospetto riguardo alla veridicità del racconto. In un caso o nell’altro, tuttavia, sia il Khan che il lettore restano incatenati dalla forza delle vivide e ricche descrizioni delle città. C’è un carattere euforico e seduttivo nell’immaginare ciò che è impossibile vedere o comunicare nella realtà. Coinvolto in un interminabile processo giocoso, Michael “rinuncia” all’attuazione della sua impossibile opera d’arte e la risolve con il registrare geograficamente il desiderio, il progetto del pensiero di quella. La realizzazione cartografica del panorama mentale è congelato nel tempo. Viene tradotta in un risultato estetico statico, il quale riflette l’energia, la passione e il tormento del momento della sua creazione.
La fotografia estremamente teatrale, in un certo modo scultorea messa in mostra dal gruppo Two four two usa l’immagine di sé stessi, quale evidenza sentimentale del loro cosmo privato, articolato nel contesto pubblico. Identità pre-costruite dettate dalla moda e dal marketing mettono ciascuna costantemente in questione il proprio rapporto con la propria identità. Il mio corpo non mi appartiene più come non mi appartiene più il suo comportamento sessuale e la sua identità. L’uso dell’insegna luminosa, la quale a volte fa riferimenti ai tabelloni pubblicitari visti alle fermate dell’autobus, nelle stazioni o anche nelle decorazioni di un negozio, è un elemento ricorrente nell’opera dei 242, (Personal Grids, 2004). Dissimulata sotto l’aspetto di ritratto fotografico, l’opera investiga la realizzazione dell’identità privata di un individuo come un veicolo di discorso emozionale che diviene di dominio pubblico. Un dominio che non è soltanto esteticamente esigente, ma è anche in cerca di comportamenti sociali accettabili. Mentre le insegne luminose appaiono ordinarie e semplici, è stata applicata sopra le insegne una grata di barre d’alluminio, parte delle strutture reggenti delle luci industriali, causando un effetto a specchio interminabile. Frammenti delle immagini sono riflessi incessantemente arricchendo la profondità visuale e formando una solida grata, tenendo lo spettatore dentro e fuori l’immagine e verificando l’esitazione e il bisogno del privato che diviene pubblico. Le immagini usate nell’opera trasmettono un carattere fortemente coinvolgente provocato sia dalla loro onestà che dalle loro suggestive alterazioni, dal loro essere in un quasi antico bianco e nero, così come dal loro rinvio a familiari, pre-costruite identità pubbliche. C’è la sottile ambiguità che, sotto le luci fluorescenti, i visi ritratti siano resi più belli o piuttosto passati clinicamente ai raggi-X. Sono quelle dure, cliniche insegne luminose o lussuose visualizzazioni pubblicitarie? 242, impiegando materiali altamente industriali, estraniatosi dal processo creativo, la maggior parte dell’opera appare quasi trovata, come fosse un elemento di design che interagisce con il vocabolario architettonico dello spazio. L’opera provoca lo spettatore “a leggere sulla superficie”, allo stesso modo in cui la pubblicità contemporanea ritrae il corpo. Risulta alquanto particolare, ed è questo probabilmente l’elemento forte dell’opera dei 242, che mentre essi  usano materiali industriali, rifiniture perfettamente eseguite e c’è un’assenza evidente di trattamenti manuali, l’opera diventi piuttosto introspettiva, ma allo stesso tempo intensamente espressiva, suscitando tensione emozionale.
Nicosia, aprile 2005

CASORIA CONTEMPORARY ART MUSEUM
Marina Gauthier-Dubédat
In un posto il cui nome suggerisce gli splendori della Terra e la grandiosità dell’Essere Umano, sta per nascere un nuovo museo dedicato all’arte contemporanea internazionale grazie alla determinazione ed alla cura delle autorità di Casoria e del Centro Internazionale d’Arte Contemporanea di Napoli diretto da Antonio Manfredi.
Artisti ed amanti dell’arte francesi sono lieti di dare il benvenuto e di augurare il meglio per questa nascita.
Come se venisse fuori dai sogni di Charles Baudelaire, André Malraux o Elie Faure, questo Museo ha lo scopo, nella sua eterogeneità, di rappresentare il riflesso dell’Arte del nostro tempo ovunque nel mondo, per mettere in evidenza la sua essenza universale, infinita e metafisica. Quindi la vasta e completa struttura è stata creata per la conoscenza, la riflessione e la contemplazione e divisa in diversi settori d’attività: una galleria per la collezione permanente, un’altra galleria per le mostre temporanee, un parco con monumentali sculture, una sala di lettura e proiezione, un laboratorio pedagogico, un area multimediale, un bookshop, sudi ed appartamenti destinati agli artisti.
Questo “Museo Ideale”, così perfetto da non sembrare vero, aprirà le sue porte nel 2008 ad un pubblico eclettico, già “iniziato” o neofita, sempre sensibile e di mente aperta, avido di emozioni e di gradevoli forme (bellezza plastica). Senza dubbio esso sarà affascinato da tutte le tendenze plastiche del nostro tempo: astrazioni liriche o analitiche; espressionismi astratti o realistici; figurazioni oniriche, pop, iperrealistiche , surrealiste o impegnate; arte primitiva e altro ancora. Mostrerà, inoltre, tutti i materiali utilizzati dagli artisti, come la pittura, la scultura, la foto, i video. Si appassionerà particolarmente alla ricerca di tipologie culturali, implicite, ovvie o inesistenti a seconda dei casi, scoprendo infine, attraverso le quaranta nazioni rappresentate, il comune carattere del pensiero, dei sentimenti dell’Essere, al di là delle frontiere del razionalismo.
Seguendo l’esempio delle sue vicine – città antiche, medievali o barocche come Pompei, Ercolano, Capri o Caserta – la città di Casoria, vicina a Napoli, marcia verso la civilizzazione con l’inizio di un nuovo capitolo: il ventunesimo secolo.
Vorremmo congratularci in questa sede con Antonio Manfredi, Giosuè De Rosa, Giulio Russo, Pino Esposito e tutti i promotori di uno dei più bei progetti del nostro tempo. E li ringraziamo per aver invitato la Francia a prendere parte a questa grande avventura.
Jacques Haramburu dopo aver completato gli studi alla Scuola di Arti Decorative, Belle Arti di Parigi e Arti Decorative di Aubusson, Haramburu si lancia nell’indagine delle forme a carattere espressivo. Utilizza diversi supporti tecnici come la pittura, la ceramica e gli arazzi. Con una gestualità dinamica e attraverso il dripping, lacera e tratta rozzamente le superfici, insistendo sulla quantità e la qualità dei materiali. Copre tutta la superficie plastica con uno strato omogeneo. Ma, talvolta, preferisce suddividere la superficie in due parti, creando un forte contrasto tra un’atmosfera calma da un lato ed un campo di battaglia dall’altro. In questo modo, come nella scrittura automatica, riesce a trascrivere il più onestamente possibile le emozioni, le sensazioni ed i sentimenti umani.
Dopo un soggiorno nella Casa de Velázquez a Madrid, l’artista sceglie di non usare più i colori. Utilizzando solo le forme ed il bianco e nero, egli crea una sobria e mistica angoscia, talvolta attraverso euritmie plastiche dolci e trascinanti, grazie ad un utilizzo aereo e leggero del pennello, talvolta con forme violente e morbide e schizzi o impasti di pittura. Grazie ai suoi riferimenti alla sofferenza fisica e mentale e alla minaccia della morte, il suo lavoro può essere comparato all’espressionismo Spagnolo – specialmente a Saura, Millares, Tàpies o Feito – più che alle produzioni americane.
Il dittico senza titolo che espone a Casoria esprime correttamente una serenità malinconica, rasserenante e spaventosa allo steso tempo, commovente ed affascinante come l’allegro mezza voce di un concerto.
Odile Cariteau Profondamente segnata dall’esperienza in uno dei più originali e pittoreschi paesi dell’Africa, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, Odile Cariteau si appassiona dapprima alle varie definizioni dei simboli universali, specialmente attraverso le religioni e le filosofie orientali. A partire da quelle ricerche, a prima vista scientifiche, ella scopre un cammino puramente spirituale, che si applica naturalmente al suo lavoro di creazione artistica. In seguito, lo studio degli antichi caratteri ebraici della Torah, basati sulla “anagogie” del quadrato, e poi delle calligrafie, più libere e complesse allo stesso tempo, del Tchan, Taï-Chi-Chuan e Chi Gong, sembrano fornire una strada per penetrare il mistero della nostra Genesi e della comprensione del mondo. Questo studio influenza moltissimo le sue aspirazioni plastiche e le sue composizioni.
Usando soprattutto come supporto la tela, ma anche la pietra, i mattoni, le piastrelle e la ceramica, specialmente il raku, l’artista lascia che schizzi e chiazze irregolari – spesso nere e grigie – corrano sulla superficie, in una maniera tale che la loro struttura ci ricorda gli elementi della natura – il cielo, il vento, le stelle – ed allo stesso modo le riflessioni di un uomo in perpetua ricerca della saggezza.
Seguendo l’esempio di Zao-Wou-Ki, Gao Xingjian o, più vicini a noi, Turner e Mathieu, Cariteau ci comunica qualcosa con un “ardente tatto”, perché in questo dinamismo lineare, onirico e persino espressionista, l’orientale succulenza di una perfetta padronanza della pennellata dell’artista è essenziale.
Marie-Françoise Rouy Avendo sviluppato molto presto una vera passione per le arti plastiche, la musica, la letteratura e le lingue, la personalità di Marie-Françoise Rouy è caratterizzata da un autentico e ricco eclettismo che conferisce al suo lavoro non solo una necessaria profondità metafisica ma anche un estetica fondamentalmente rigorosa, nella sua marcia verso l’avanguardia.
E’ così che, ad esempio, i Pi –ancestrali simboli cinesi del cielo – dapprima si impongono nel suo immaginario e poi vengono realizzati in calcestruzzo, un materiale non usato spesso nelle creazioni plastiche ma che consente ancora di creare numerose forme e strutture.
Quei cerchi, allegorie del divino, ma anche altre figure geometriche, più o meno classiche ed espressive dell’essenza spirituale, hanno due lati. Uno è piatto e rifinito, in cui l’artista introduce vari pigmenti, calligrafie orientaleggianti a foglie d’oro ed una voluta alternanza di superfici lucide e brillanti ed altre ruvide e matte. L’altro lato è grezzo e irregolare, ridotto ad una condizione primitiva al fine di dare completa libertà al dualismo delle cose: da una parte, la genesi elementare, dall’altra, il progresso verso la perfezione.
Nel lavoro di Marie-Françoise Rouy, tutte le filosofie sembrano convivere in un sincretismo armonioso e pertinente. Allo stesso modo, le sue orientazioni espressioniste, liriche o legate alla materia, ben si accordano con le espressioni plastiche estremo-orientali, e creano in tal modo un arte esaustiva ed al contempo originale
Pierre Gauthier-Dubédat Dopo aver completato brillantemente gli studi alla Scuola Nazionale d’Arte di Parigi ed aver imparato l’arte dell’incisione su lastre di rame nelo studio di Johnny Friedlaender, Pierre Gauthier-Dubédat si dedicò alla creazione in una maniera spirituale ed al contempo estetica. Seguendo l’esempio di Socrate alla ricerca della Bellezza, sa che solo l’armonia conduce all’assoluto. Fanciullo del ventesimo secolo, l’artista domina l’incessante metamorfosi dell’avanguardia al punto che la sua ricchezza e complessità lo nutre e lo porta a creare un linguaggio unico, allo stesso tempo pioniere e completamente radicato nella sua generazione, penetrando in tal modo l’universalità proteiforme e l’atemporalità della Storia dell’Arte.
Le sue prime opere, violente e tenebrose, conducono lo spettatore suo malgrado ad un universo che ricorda Goya, dove semplici conversazioni, passeggiate bucoliche o incontri amorosi divengono inusuali coreografie circolari, trascinando l’intera scena in una più o meno accentuata rotazione.
Col passare degli anni, i personaggi svaniscono, poi spariscono del tutto, lasciando lo spazio e l’azione alla Natura, talvolta ostile e spaventosa, talvolta gentile e ospitale. Questa natura nasce dal sogno o direttamente dall’ispirazione data dai viaggi compiuti dall’artista ovunque nel mondo. Dunque, essa penetra la nostra percezione e ricostruisce il nostro universo. Così, attori ed esteti ad un tempo, passiamo attraverso le numerose porte, propilei, archi, stretti passaggi tra due dirupi o nel mezzo di una fitta foresta, che predominano nelle sue composizioni. Siamo così inevitabilmente attratti da questo “al di là”, pieno di speranze e meraviglie emozionali, che ricorda il Paradiso di Dante. E, poi, contempliamo il mondo, appollaiati su altezze che si aprono sull’infinito e sugli umori del cielo.
Fondamentalmente lirica, la pittura di Pierre Gauthier-Dubédat vuole esprimere il più fedelmente possibile i sentimenti e le riflessioni dell’uomo nella sua ricerca della verità, attraverso la costante e illimitata scoperta degli elementi che lo circondano. E quindi, la sua pittura arricchisce, con le sue innegabili qualità, la tendenza parigina con cui l’artista ha molte cose in comune, oltre Vieira Da Silva, Soulages, Atlan, De Staël.
Parigi, marzo 2005

UN VERO PIACERE PER I SENSI
Ana M. Revilla
Il progetto triennale per la creazione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea della Città di Casoria rappresenta una questione concettuale difficile da descrivere in poche parole, perché rompe con l’idea di museo tradizionale e riunisce lo sforzo di centinaia di persone riunite allo scopo di creare uno spazio vivo che sia capace di rappresentare un riferimento culturale e che si adatti alle innovazioni ed ai cambiamenti della creazione contemporanea.
Non dico nulla di nuovo ne quando affermo che l’arte e la creazione contemporanea vivono in una vertiginosa voragine, ne quando dico che le teorie sull’arte contemporanea progrediscono di continuo e che l’idea di museo propria del XIX secolo è ormai obsoleta. Oggi “l’arte non è solo realizzata dagli artisti in senso proprio”, in primo luogo perchè viviamo in un’epoca di relativismo artistico in cui non esiste un criterio unico di distinzione tra cosa è e cosa non è arte – tutto può essere arte – che porta allo sviluppo di diverse teorie sia circa l’essenza della “artisticità” nel suo “significato” sia circa il piacere estetico che essa provoca – e in secondo luogo perché l’arte contemporanea viene determinata da molti agenti e fattori, creatori, artisti, curatori, musei, centri d’arte, che cercano di trovare nuovi corsi e costruire un nuovo discorso.
Attraverso questo progetto possiamo prendere parte alla costruzione di questo nuovo discorso.
Il Museo di Arte Contemporanea di Casoria punta a realizzare, oltre diverse sale espositive anche spazi in cui gli artisti lavorino, laboratori d’arte, luoghi destinati alla riflessione ed al dibattito sull’arte e le culture contemporanee.
Come direttrice di un centro d’arte contemporanea con caratteristiche ed obiettivi simili, apprezzo la ricchezza di questo progetto e la sua capacità di dialogare con gli agenti dell’arte contemporanea, con il pubblico e con chiunque si mostri interessato a conoscere ed a contribuire allo sviluppo delle nostre manifestazioni artistiche, culturali ed estetiche.
“100 artisti per un Museo” raggruppa artisti provenienti da diverse nazioni e che lavorano in diverse discipline. Gli artisti spagnoli selezionati quest’anno mostrano nelle loro creazioni, originalità, qualità e molteplici possibilità di espressione e sfumature artistiche ed estetiche.
Quando Javier Almalé e Jesús Bondía decisero di iniziare a lavorare insieme, ognuno aveva già orientato la propria pratica artistica verso la fotografia e la creazione di video.
Il loro lavoro riflette una delle costanti artistiche degli ultimi anni: smantellare la costruzione degli stereotipi per la rappresentazione della realtà, rimetterla in discussione e introdurre nuovi livelli di interpretazione. Attraverso il loro lavoro essi cercano di provocare una situazione estetica che sia intuitiva, costruire paesaggi (o nozioni di paesaggi), inferni o paradisi mentali contrassegnati dall’estasi estetica, l’amore, la solitudine, il dolore. Descrivono un mondo singolare in cui il naturale si trasforma in artificiale e quella realtà in qualcosa di impossibile da interpretare attraverso le sue proprie cose, è un paesaggio metafora di un mondo in cui l’uomo non è la misura di tutte le cose.
Le immagini del loro video sono uno shock sensoriale, significanti di fronte a significati, una poetica che mette in relazione amore e dolore. La presenza umana è sparita.
Fernando BarredoLoc, è un artista diverso, unico, e il suo mondo artistico è definito da quella originalità, da una visione speciale piena di ambiguità, provocazione, di forza sensoriale, di potere mentale. Nella sua opera, il punto di partenza si va trasformando nella misura in cui l’artista lo elabora e lo lavora. L’ambiguità fa sì che lo spettatore sia coinvolto, che determini il contenuto dell’opera d’arte. Non ci sono limiti nella scultura. L’opera d’arte si trasforma in una moltiplicazione di processi di “incontro col reale”. L’opera di Fernando Barredo è una sintesi tra la verità accessibile e inaccessibile, tra la realtà e la magia.
Felix Anaut ha uno stile molto personale, attraverso forme eccessive e opprimenti l’artista ridefinisce e ripensa alle nozioni di soggetto ed essere umano. Questo ricorso al teatrale rivela l’interesse dell’artista per l’anatomia umana come via per investigare nell’arte figurativa e nell’essere umano. Anaut sembra rappresentare un postmodernismo conservatore: promuove un ritorno alla figura, alla tradizione umanista  ed al soggetto. In definitiva, un ritorno al reale. Se l’arte contemporanea si è allontanata dal mondo reale, Anaut ci da’ una prospettiva del mondo molto individuale basata sul ritorno del corpo.
Gloria Pereda ci offre un quadro di sottile poetica, di colori soavi e contrastati e di forme piatte. Lo spettatore ricerca un punto spaziale da cui dare inizio all’interpretazione. Questo stimola l’interazione tra l’opera d’arte e lo spettatore che si trova circondato da un mondo estetico con un linguaggio unico pieno di significati allegorici. Attraverso un’astrazione estetica Iraida Cano,invece, ottiene un’opera d’arte che è stata creata come una forma artificiale per integrarsi col mondo reale E’ come se l’arte nascesse dalla natura per tornare ad essa. E’ come se l’artista volesse trasmetterci, attraverso la sua opera la felicità, la bellezza o l’edonismo, ricorrendo all’imitazione di forme della natura ma raggiungendo un grado superiore: la stilizzazione. Si tratta di uno stato avanzato di denaturalizzazione dell’oggetto rappresentato. Osservando le sue sculture, esse ci rivelano un senso concettuale e penetrante; oltre l’imitazione, oltre la figurazione, oltre la semplice rappresentazione della bellezza.
Joan Llácer pianta il seme dell’autodistruzione in ogni suo lavoro. Fa della negazione l’istanza per la purezza della sua lotta per eliminare ogni contaminazione  di bellezza estetica, ogni concessione all’ornamento o alle forme superflue che seducono lo spazio e rinnegano il tempo, che annunciano la loro decomposizione epidermica per l’amore della consacrazione dello scheletro. L’essenzialità strutturale è il paradigma del Trascendente in un’arte senza concessioni, in una scultura che eredita la semplicità e la forza della ceramica, che esprime le verità del fuoco e della terra. Llácer usa lo stato larvale come un germe della creazione e elude lo splendore della farfalla, l’illusione sensoriale, per saltare direttamente alla piroetta concettuale dallo stato della crisalide ad uno di fossile, con cui  consacra forme e idée.  
I dipinti dello spagnolo Manolo Messia sono caleidoscopi che sovvertono la realtà attraverso la finzione; con la precisione del chirurgo, commette il “crimine perfetto”. Egli infatti con geometria ingannevole colpisce ogni resto della natura. Si tratta di composizioni pura in cui l’elemento narrativo non crea discorsi estetici; piuttosto si rallegra di distruggere il linguaggio fino ad arrivare al silenzio della luce che attraversa il vetro.
Ana Ferriera compone, con l’argilla cotta, figure che arrivano intrecciate al forno, crogiuoli di afflizioni e sentimenti in cui gli aspetti umani incontrano ancora il Dio del fuoco. Nell’idea di quest’ artista “del popolo”, i corpi appaiono nella loro identità, le mani si toccano, i visi sono interrogativi, c’è il rifiuto dell’IO in favore del NOI con cui Ferreira si rivolge  ai cori ancestrali, alle danze di iniziazione e ai riti di fratellanza; i falò collettivi dove il gesto, il contatto, il grido, mostrano che la complicità umana non ha bisogno di parole, slogan, bandiere. L’uomo allo stato “puro”, nel paradiso prima delle proibizioni, ci libera da scismi, pregiudizi e frustrazioni; ci restituisce la nostra capacità di vivere senza limiti.
La paraguaiana Marta Carolina Beckelmann González eleva l’antropometria a categoria estetica, relaziona la figura umana alla geometria mostrando che la materia organica e inorganica, sopravvissuta ed estinta, sono espressioni della medesima realtà pulsante. In questa realtà, specchio dei momenti in cui la vita non ha alcun senso senza testimonianze, le cose di ogni giorno, anche gli aneddoti, possiedono significati onirici .
Beckelmann obbliga all’importanza del pensare e insiste di volta in volta nel percorso umano “dal” fango.
La sud coreana Jung Yeun Park abita un mondo in cui la realtà è una primavera di sogni vissuti. In esso i sogni sono riflessi, sfere scintillanti dai colori impossibili che non inviano mai i loro raggi su linee rette.
Questa artista giunge all’astrazione dalla riduzione dell’assurdo, dall’esaurimento dei parametri figurativi in un universo plastico che tende a rimuovere la corporeità. Il lavoro che ci presenta è etereo poiché parla di chimere non assopite mentre lasciano i loro stessi posti d’origine, trasformando la vita in strada e la strada in movimento.
Il dipinto della bulgara MIlena Ouzounova ricava l’ocra dalla terra e il blu dal cielo e dall’acqua. L’artista crea il suo lavoro come il vento e la pioggia fanno con i paesaggi. Lavora con le superfici pittoriche impregnandole, lacerandole, inumidendole, corrugandole, facendo di ogni composizione, con il minimo utilizzo di colori e procedure, un’esperienza unica. Usa solo due colori dello spettro visivo da cui ottiene risultati eccellenti.
Senza alcun dubbio, questi artisti rispondono al tempo in cui vivono, ed è in special modo interessante che essi ci invitino alla riflessione e alla contemplazione della bellezza, al godimento estetico e all’unione tra il naturale e l’artificiale.
Un vero piacere per i sensi! Un progetto unico e ricco. Un museo vivo.
Saragoza, aprile 2005

 

CV Artisti

Ahmad Alaa EddinArtisti
E’ nato a Bisnada in Siria nel 1954. Ha compiuto gli studi artistici a Damasco dove ha conseguito la specializzazione di Arte della Calligrafia Araba. Ha esposto in Siria, Libano, Giordania, Grecia e Germania. Dal 1986 vive e lavora in Italia. In Italia ha tenuto numerosissime mostre personali e collettive a Ivrea, Novara, Torino, Milano, Firenze, Roma, Bari, Padova e Napoli. Tra le principali mostre personali realizzate negli ultimi anni sono da ricordare quella alla Galerie d’Art Contemporain di Uzes e al SIAC di Marsiglia in Francia.

Javier Almalé Jesús Bondía
E’ un gruppo di fotografia e video che opera prevalentemente in Spagna. Javier Almalé è nato a Saragoza nel 1969, Jesús Bondía nel 1952 a Saragoza. Tra le più importanti mostre personali e collettive si ricordano: 2001 Casa de Velázquez, Madrid; 2002 ARCO ’02, Castillo de Grisel-Zaragoza, Torre de Abizanda-Huesca; 2003 Universdad de Cantabria-Santander, Cartiera Papale-Ascoli Piceno (Italy); 2004 Instituto Cervantes-Toulose (France), Galeria Pepe Rebollo-Zaragoza, Galeria Spectrum/Sotos-Zaragoza, La Casa Encendida-Madrid, Circulo de Bellas Artes-Madrid.

Felix Anaut
E’ nato in Spagna nel 1944. Vive e lavora a Gascony in Francia. Insignito del prestigioso premio “Lorenzo il Magnifico” dalla Città di Firenze, ha esposto in importanti gallerie private e pubbliche in Inghilterra, Francia, Irlanda e Spagna. Tra le più importanti mostre: 1982 El Baroja, Madrid-Spagna; 2004 Zimmer Stewart Gallery, Arundel-Inghilterra; 2003 Galeria Pepe Rebollo, Zaragoza-Spagna; 2000 Heifer Gallery, Londra-Inghilterra; 1999 TristAnn Gallery, Dundalk-Ireland; 1997 Instituto Cervantes, Dublin-Irlanda e Heifer Gallery, Londra-Inghilterra; 1989 Galeria Gris, Algarve-Portogallo; 1985 Otter Gallery, Belfast-Irlanda. Le sue opera sono presenti in importanti collezione pubbliche e private in Europa, Stati uniti, Australia e in Musei in tutto il mondo: Ulster Museum, Belfast-Irlanda; Museo de Isaba, Navarra-Spagna; Fundacion Central Hispano, Madrid-Spagna; Ayuntamiento de Villanueva de Jiloca, Saragoza-Spagna; Collection Foucault, Olanda.

Klitsa Antoniou
Ha studiato arte al Wimbledon School of Art, at Central St. Martins School of Art and Design London BA, al Pratt Institute New York MFA e si è specializzata a New York University Doctorate Program. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive a Cypro e nel mondo, tra le più importanti: 2005 Lulea Biennale in Sweden, 20th. LAC Salon de Printemps 2005 Luxembourg, 2004 Terra Vita Xiamen, China, 2003 International Transchina Video Festival, 2003 Senores Salon International de Arte SIART Bolivia, 2003 Biennale of Jeollabuk in South Korea, “OPEN 2002” Venice, 2002 “Noi” Morcone Museum Italy, 2001 8th International Cairo Biennial, 2000 “De-Core-Instanz: Deconstruction, Installation, Orensanz” New York, 1999 “Six workshops in Sarajevo” Rome, 1998 “Jeunes Artistes Cypriots” Palais de Nations, Geneva, 1998 Academy of Fine Arts, Sarajevo, 1997 Biennale of Young Artists Cable Factory Helsinki, 1997 Biennale of Young Artists of Europe and Mediterranean Turin, 1995 Biennale of Young Artists, Rijeka Croatia. Ha inoltre partecipato a numerosi Simposi in Europa e in Cina e ha avuto importanti premi internazionali quali il 1991-1993 Fulbright Scholarship.

Francis Norbert Attard
E’ nato a Malta nel 1951. Laureateosi in architettura alla Università di Malta, il suo lavoro consiste nella realizzazione di grandi installazioni in ambienti esterni e interni, antichi e moderni. E’ membro del Consiglio della Cultura del Governo Maltese è direttore di GOZO Contemporary Art dove risiede ed ha il suo studio. Ha partecipato alla 48° Biennale di Venezia alla Edinburgh International Arts Festival, Scotland; 2nd Liverpool Biennale England; 8th Havana Biennale, Cuba. Ha realizzato molte mostre personali e collettive in Austria, Spagna, Germania, Grecia, Sud Corea, Australia e Taiwan. Ha pubblicato diversi importanti cataloghi. Tra i più recenti sono da annoverare “I See Red Everywhere”, 2002, e “2000 & Four Olympics”.

Llorenç Barbèr
E’nato a Valencia nel 1948. Musicista, compositore, performer, critico e musicologo ha studiato piano, composizione e storia della Musica a Valencia e all’Università di Madrid. E’ membro fondatore di “Actum” e di “Taller de Música Mundana”. E’ anche autore di molti articoli sul “Minimalismo e Postmodernismo nella nuova musica spagnola”. Fin dal 1980 realizza personalmente il designer per i suoi strumenti che consistono prevalentemente in campane di ogni forma e dimensione. Ha realizzato migliaia di concerti in molti paesi. V.Aguilera, T.Sauvage, E.Crispolti, G.C.Argan ecc.

Renato Barisani
E’ nato a Napoli nel 1918. Caposcuola del Movimento di Arte Concreta (MAC) fin dal 1950, è considerato uno dei più importanti artisti italiani viventi. Nel 1993 gli è stato conferito a New York il prestigioso Premio Pollock. Le sue opere possono essere ammirate in numerosi Musei internazionali quali la Galleria d’Arte Moderna di Roma, nel Museo di Capodimonte nonché nelle metropolitane di Napoli e all’ingresso di Castel dell’Ovo, nel Museo Rivoltella di Trieste, nella Galleria d’Arte Moderna Villa Guinigi di Lucca, nella Galleria d’Arte Moderna di Torino. Artista poliedrico che spazia dalla pittura alla scultura, dal mosaico alla installazione ai gioielli d’artista ha al suo attivo, in 60 anni di attività, centinaia tra personali e collettive in tutto il mondo. Tra le altre sono da ricordare: Scuderie del Palazzo Reale-Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici-Napoli, Museo del Corso-Roma, Galleria Martinez-Valencia, Sala de Arte-Alicante, Galleria Michaud-Firenze, Galleria Adelphi-Padova, Galleria Arti Visive-Roma, Galleria dei Carbonesi-Bologna, Palazzo Reale-Caserta. Hanno scritto di lui critici d’arte quali A. Bonito Oliva, G. Dorfles, F.Menna.

Fernando Barredo
E’ nato a Madrid in Spagna nel 1960, vive e lavora tra Toledo e Madrid. Presidente degli artisti di Toledo e del Circolo de Arte di Toledo nonché del Simposio Internazionale NEXO, ha al suo attivo mostre e simposi realizzati in tutto il mondo. Lavora in tutto il mondo a grandi sculture monumentali in ferro e legno ed è il direttore artistico del gruppo di performance ODELOT con il quale tiene spettacoli in tutta Europa.

Marta Carolina Beckelmann González
E’ nata in Paraguay nel 1953. E’ diplomata alla scuola di ceramica alla Università di Madrid e ha perfezionato gli studi in tecnica di ceramica in “Escuela Madrileña de Cerámica de la Moncloa”. Ha partecipato a numerose mostre e a premi internazionali in Pabellón de Convenciones e al Palacio de Congresos y Exposiciones di Madrid. Galería Gaudí; Olanda Art Fair. Nederland’s Congress Centrum. Galería Gaudí, Den Haag, Olanda; Porto Arte, Modern Art Fair, Oporto, Portogallo; Independent Art Fair Madrid; Gallery Gaudí, Madrid. Tra le principali mostre personali: Galería Expo Arte, Madrid.I suoi lavori sono in importanti collezioni pubbliche e private: Museo de Cerámica of Caselli, Italia; Art Museum Fundación Lausín, Echo (Huesca).

Franz Josef Berger
E’ nato in Austria nel 1943. Ha esposto nel Museo di Casablanca e a Malo, Vicenza, Kunstforum Innsbruck, Art Fiera Milano, Kongresshaus, Salzburg. Ha partecipato a numerosi Simposi a Gmünd, Maribor, Verona Corcovado, Ljubljana, Rovnje a ricevuto importanti premi quali: Grand Prix, Pivan, Rogaska Slatina, Alpe-Adria nonchè il prestigioso Diplome Internationalle Goldenes Kultur-Ehrenzeichen de Stadt Villach 2000. E’ il curatore di diversi simposi internazionali realizzati a Gmüd, Cordonado, Rijeka. Berger usa diversi materiali e tecniche per il suo lavoro affidandosi soprattutto a collage e photolaser.

Sandra Bermudez
E’ nata in Colombia; vive e lavora tra Miami e New York City. Lavora con la fotografia e con le video installazioni. Il lavoro di Bermudez è principalmente autobiografico, essendo inteso alla ricerca della rappresentazione della sessualità femminile. Bermudez ha studiato all’Istituto Marangono di Milano e ha conseguito un master alla Columbia University e all’Università di New York. Ha realizzato numerosissime mostre personali: Chateau La Napoule Art Foundation, Cannes; Vermont Studio Center; Artists in the Marketplace, Bronx Museum of the Arts; Blue Mountain Center, NY; and Skopelos Art Foundation, Greece e partecipato ad importanti collettive quail: Not Only Performance, Museo del Barrio, New York (2004); The Sublime Metaphor, Oxford Museum, Oxford (2003); Rencontres Internationales, Podewil Centre for Contemporary Arts, Berlin (2003); Public Responsibility, Art Museum of the Americas, Washington (2003); Un Caballero no se sienta asi, Galeria Santa Fe, Bogotá (2003); Freewaves, Iturralde Gallery, Los Angeles (2002) and Socket Saliva, Videotage, Hong Kong, China (2002), Scope Art Fair, Miami-FL.Ha recentemente ricevuto un importante riconoscimento alla National Colombian Salon. Ed è in preparazione una personale alla Galeria Valenzuela y Klenner in Bogota, Colombia.

Giona Bernardi
E’ nato a Lugano in Svizzera nel 1976. Vive e lavora tra Lugano e Milano. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Milano nel 2002 ha al suo attivo moltissime mostre e rassegne internazionali di fumetti : 1999 Centro Arte Contemporanea, Bellinzona-Svizzera; 2000-Happening Underground Leoncavallo, Milano; 2001-Expocartoon, Roma; 2001-Il Diavolo, Svizzera! 2002-Co-edizione e direzione artistica di “Lolabrigida2” Italia-Messico; 2002-Comicoon, San Diego-USA; 2002-MAX, Messico; 2002-Contadores, Messico; 2003-Progress in (f)art, La Rada(Festival del cinema), Locarno-Svizzera; 2004-Arrivederci e grazie, Viafarini, Milano.

Monica Biancardi
E’ nata a Napoli nel 1972 dove vive e lavora. Professore di disegno e storia del costume presso l’I.P.S.C.T. “Isabella D’Este” di Napoli lavora da sempre con la fotografia rappresentata a Napoli dalla Galleria Franco Riccardo con la quale ha realizzato diverse personali e collettive. Sue importanti personali sono state realizzate alla Galleria Adora Calvo di Salamanca, alla Galleria Las Rozas di Madrid, alla Galleria Studio Lattuada di Milano. Sue opere sono presenti nella Bibliothèque Nationale de France-Paris, nella Bibliothèque de l’Arsenal-Paris, nella Galleria Nazionale di Arte Moderna-Roma e al FNAC-Paris.

Martina Braun
E’ nata in Austria nel 1955. Ha studiato alla Accademie of Fine Arts di Vienna e di Venezia con il maestro Emilio Vedova. Master in Art organic. Ha esposto alla Neue Galerie-Vienna, Galerie Slavi,-Salzburg, Galerie Valentin-Freiburg, Studio Elke Mann-Karlsruhe, Centro d´Arte la Roggia-Pirano. Brown ha vissuto e lavorato negli Stati uniti, Venezia, Roma, San Paulo del Brasile, Germania, Eritrea e Inghilterra. Ha partecipato a diversi simposi in Carinzia, Istria, Zagorie, Austria.

Luciano Campitelli
Nato a Napoli nel 1955 si dedica fin da piccolo alla scultura in pietra nella industria di famiglia. Dapprima realizzando grandi sculture per noti artisti internazionali e successivamente realizzando ed esponendo le proprie opere in marmo. Lavora alle sue sculture a Carrara ed espone le sue opere soprattutto in Germania.

Iraida Cano
E’ nata a Madrid nel 1959 da padre Guatemalteco. Si è diplomata alla Facultad de San Fernando di Madrid e al St. Martin´s School of Art di London. Naturalista, si è specializzata come pittrice e scultrice lavorando principalmente negli spazi aperti come riserve, parchi naturali, parchi pubblici. Sue opere sono infatti presenti in diversi parchi naturali in Spagna e in diverse foreste in Inghilterra, Guatemala, Pakistan, Perù, Portogallo. E’ membro del Artist Nature Foundation. Ha partecipato a diversi simposi in tutto il mondo. Vive e lavora tra Madrid e la sua tenuta Arreciado farm in Toledo.

Odile Cariteau
E’ nata in Atar nel deserto di Adrar in Mauritania nel 1959 da famiglia francese. Vive e lavora a Montauban, Francia. Cariteau ha studiato la storia e la simbologia religiosa nonchè il Tchan, il Taï-Chi-Chuan e il Chi-Gong che ha trasportato nelle sue opere. Pittrice e ceramista, il suo lavoro è impregnato di metafisica. Ha esposto soprattutto in Francia e Spagna.

Renate Christin
E’ nata in Germania nel 1941. Vive e lavora in Regensburg, Germania. Ha studiato arte alla Accademia di Salzburg e Millstatt (Austria) e alla University of Haifa (Israele). Nel 1989 si è trasferita per un breve periodo negli Stati Uniti per lavoro. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Germania, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Danimarca, Italia, Austria, Spagna, Republica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ucraina, USA e Australia. Stà realizzando attualmente degli importantissimi progetti, “Streets of Europe”; “Common House Europe”; “Hall of Expectation”; “Life-River-Danube”. Dal 1981 è il Direttore artistico di the “Internationales Kunstforum”.

Rodolfo Llópiz Cisneros
E’ nato a Cuba nel 1966. Diplomato all’Accademia di “San Alejandro” Llópiz ha esposto in numerosissime mostre personali e collettive a Cuba e in Europa: Associazione Internationale Incisori in Roma, Gallerie Art´s Events, Benevento, Galerie Rahn, Zurich, Switzerland, “Canvas International Art” Amsterdam and gallerie Jamate, Cuenca, Spain. Ha recentemente esposto alla 7th Internationale Print Triennal, Alvar Aalto Museum of Central Finland; “IX International Exhibition di aex-libris” , Taiwan, nonchè in diverse gallerie a Cuba, Peru, Brasile. Nel 1993 ha ricevuto il primo premio al “III Salón de Arte” in Cuba. Molti suoi lavori sono in collezioni pubbliche e private in Brasile, Croazia, Egitto, Spagna, Francia, Olanda, Italia, Messico, Polonia, Svizzera, U.K., U.S.A. e Venezuela. Attualmente vive e lavora in Spagna.

Pasquale Ciuccio
E’ nato a Napoli nel 1950. Vive e lavora in Svizzera da molti anni. Tra le maggiori moste collettive degli ultimi anni sono da annoverare: Art Karlsruhe, Germania; Artefiera Bologna; Kunst Cologne; Artt Zurich; Art Bodensee, Germania; Galerie TrafficArt, Zürich (CH); Galerie Studio 10, Chur (CH); SkulpTour, Nottwil (CH). Tra le personali: Kohinoor Art Gallery, Karlsruhe; Generali Versicherungen, Langenthal; Galerie Veronica Kautsch, Michelstadt (CH); Galerie Ursula Huber, Olten; Galerie TrafficArt, Zürich (CH); Stadthaus Uster (CH); Galerie Studio 10, Chur (CH); Galerie Inge Donath, Troisdorf (D); Kohinoor Art Gallery, Karlsruhe (D); Chelsea Galerie, Laufen (CH); Galerie A dr Bahnhofstross, Mörschwil/SG (CH); Artevisive, Galleria Franco Riccardo, Napoli (I). Group exhibitions: Galerie TrafficArt, Zürich (CH); Galerie Studio 10, Chur (CH); SkulpTour, Nottwil (CH).

Melita Couta
E’ nata a Cipro nel 1974. Si è diplomata alla M.F.A Sculpture The Slade School of Fine Art UCL, Londra; Bachelor of Fine Arts – B.A Sculpture Central St. Martins College of Art and Design, Londra: Foundation Course in Art and Design, Central St. Martins College of Art and Design, Londra. Ha realizzato numerose ed importanti mostre personali: Osmosis” DIATOPOS Centre of Arts, Nicosia, Cyprus; – “Idiosistasies” DIATOPOS Centre of Arts, Nicosia, Cipro; Kerava Taidemuseo, Helsinki-Finland; The 9th International Biennale of Cairo, Egitto; “Beauty and the Beast” / 7 Young Artists, Centre of Contemporary Art, Brussels, Belgio; Center of Contemporary Art Thessalonica-Grecia; DRAG Alsace, Strasbourg-Francia; Medi@terra – A Moving Festival for the Digital Culture. De-Globalizing / Re-Globalizing, Part of the Cultural Olympics Atene 2004 Lavrio-Greece, Sofia, Belgrado, Maribor, Osnambrouk, Francoforte; “Chaos and Communications” 10th Biennale of Young Artists from Europe and the Mediterranean, Sarajevo, Bosnia and Herzegovina. Ha anche partecipato ad importanti simposi internazionali a Tambacounda-Geneva-Dakar International workshop in Senegal. Attualmente lavora anche per il teatro contemporaneo.

Ciop & Kaf
Nati a Napoli, ove lavorano. Di se stessi dicono : “Terribilmente soli, o quasi, questi oramai ricercati artisti (Ricercati più dalla Digos che dai collezionisti) continuano imperterriti nel loro maniacale impegno di diffusione di segni “anomali, irrequieti, talvolta inquietanti”. ” Ciop & Kaf

Charly d’Almeida
E’ nato nel Benin nel 1968. Ha realizzato numerosissime mostre personali e collettive soprattutto a Parigi dove attualmente risiede. Tra le più importanti sono da ricordare: ASSAFO LOME TOGO. MASSAI MARA Parigi; Musee de Sanary sur mer (Le Vent des Arts) ; Exposition de sculpture au Musée des arts derniers Parigi; Exposition Hôtel de ville (Nancy) – Francia; ‘Workshop’ Slovenia open to Art 10 lef – Slovenia; ‘Air Bag Artoteek Rotterdam, Olanda; Dak’Art 2002 – 2000 -1998 (Biennale des Arts contemporains) (Dakar) Sénégal; Charly d’Almeida – Alassane Drabo et Saliou Traore) Artoteek (Rotterdam) Olanda; Galerie ‘Regard croisé’ Parigi – Francia; Mairie de Guillancourt – Francia; Galerie Agbe Gbalicam (Parigi) – Francia; Kameroen leefs Bruxelles Belgio.

José D’Apice
E’ nato a san Paolo del Brasile. Vive e lavora a Roma fin dagli inizi degli anni ’70. E’ cittadino italiano dal 1982. Ha realizzato moltissime mostre personali a Roma, Londra, Chicago, nella Sala do Risco, Municipal Chamber, Lisbona; Castelbasso Progetto Cultura – Teramo; nel 2003 ha esposto nella Galleria Fabbrica EOS di Milano. Ha partecipato anche a numerosissime mostre collettive ed è presente in prestigiose collezioni pubbliche e private in Europa, Arabia, Brasile e Stati Uniti inclusa la collezione Jalane & Richard Davidson Collection of Chicago.

Caroline de Lannoy
E’ nata in Belgio nel 1962, vive e lavora a Londra. Insegna arte all’Università di Londra. Artista astratta, predomina nella sua pittura il colore, la luce e lo spazio. Lavora con diversi strumenti ma soprattutto con pittura, musica, video e installazioni. Ha preso parte a numerosissime mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Inghilterra e all’estero.

Federico Del Vecchio
E’ nato a Napoli nel 1977 dove vive e lavora. Lavora a Napoli con la Galleria Umberto Di Marino con la quale ha realizzato diverse mostre e rassegne internazionali di arte contemporanea (Bologna Flash Art Show 2005; BORN-OUT 2005 a cura di Simona Barucco; BORN-OUT Project, MIART Milano 2004; BORN-OUT Project, ARCO 2004 Madrid). Nel 2004 è invitato alla XIV Esposizione Quadriennale d’Arte di Roma”, Palazzo Reale, Napoli. Scrive Simona Barucco, che segue il giovane artista napoletano da qualche anno: “Il fallimento delle aspettative riposte nel progresso, chimera ormai completamente disillusa, è il filo conduttore dell’opera di Federico Del Vecchio, il quale si ritrova a combattere con un immaginario personale costituito da contraddizioni visibili dell’evoluzione innaturale in atto”.

Huxiang Dong
E’ nato nel 1961 a Nanjing nella Provincia dello Jiangsu. Diplomato al Nanjing Academy of Arts ha partecipato a moltissime mostre personali e collettive in Gallerie e Musei pubblici e privati: Guangzhou Triennial “Reinterpretation”: a Decade of Experimental Chinese Art , Guangdong Art Museum, Guangzhou; Contemporary Chinese Art Duisburg-Germania; Chinese Oil Paintings and Sculptures Huachen Auctions Beijing; Art seasons Gallery Singapore; The Contemporary Asian Art Fair 2002 Singapore; The Architectural Experiments, Tianjing; Different Words Artist’s Petrol Station, Pechino; °Crossroads” Chengdu Modern Art Gallery, Sichuan; “Red Hot” Chinese Contemporary Art Exhibition, Red Gate Gallery, Pechino; The Documentary Exhibition of Chinese Contemporary Art, Fukuoka Art Museum, Giappone; De Wette Dame, Eindhoven-Holland; Dong Yu Museum of Fine Arts, Shenyang.

Zhang Donghong
E’ nato nella Provincia dello Jilin in Cina nel 1967. Diplomato all’ Art Academy. Bachelor Degree della stessa provincia insegna al The Art Department of Jilin Gong Academy. Vive e lavora a Pechino come artista professionista. Tra le mostre principali: Contemporary Asia Pacific Gallery HK; Vanali Gallery Shanghai; Chunxiahanmo Gallery Pechino; Hakaren Art Gallery Singapore. Pricipali mostre collettive: Cina Contemporary Art Show, Olanda; Contemporary Art Show . Berlino Germania; Mainland Artists Show Taiwan; Cina Contemporary Art Show. Singapore; Contemporary Young Artists Show. Milano Italia; View of Spirit Art Exhibition Pechino; Contemporary Art From China. The Art Alliance Center at Clear. U.S.A; Free Space Florence Gallery Pechino; Sensuous Oriental Tang Gallery Bangkok Thailand; Contemporary Art From China Houston U.S.A; °Beautiful Painting Ziyunxuan Pechino. E’ presente nelle mggiori collezioni di arte contemporanea in Cina, Europa e Stati Uniti.

Frederica Bastide Duarte
E’ nata a Lisbona in Portogallo nel 1974 dove vive e lavora. Ha studiato all’Accademia di Fine Arts a Lisbona. Ha esposto a Como, Galeria 24B, Oeiras, Portugal, Pavilhão Branco, Museu da Cidade, Lisbon, Lime, Draavidia Art and Performance Gallery, Fort Cochin, India, Múltiplos objectos, ModaLisboaDesign, Lisbon. Ha preso parte al VI International Art Symposium Festival, Trancoso-Portogallo e al Budapest Galéria exchange program, Hungary, July 2003 . Ha ricevuto numerose borse di studio per Artistic Creation, Calouste Gulbenkian Foundation, Lisbon, Portugal. Ha vissuto in India dove ha prodotto un film documentario per la Fundação-Internship in esposizione al Peggy Guggenheim Collection Museum di Venezia.

Metka Erzar
E’ nata a Lubiana in Slovenia nel 1974, vive e lavora tra Nova Goriza e Lubiana. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia è tra i più importanti giovani artisti sloveni, spazia dall’incisione alla scultura, dalla pittura all’installazione e anche nel design grafico. I temi inerenti alla religiosità sono alla base dei suoi interventi. E’ membro dell’ Union of Slovenian Fine Arts Associations. Ha al suo attivo numerose mostre in gallerie e musei pubblici e privati.

Bartolomé Ferrando
E’ nato a Valenzia in Spagna nel 1951. Performer e poeta visivo è conferenziere in performance al Valencia Faculty of Fine Arts. E’ il fondatore della rivista Texto Poético. Ha partecipato ai più importanti festival e mostre di Performance e Poesia visiva in europa, Canada, Messico, Giappone, Corea e Cile. Ha fatto parte dei gruppi Flatus Vocis Trio, Taller de Música Mundana e Rojo. Ha pubblicato numerosi testi di poesia, MC, LP e CD.

Ana Ferreira
E’ nata in Spagna nel 1960. Si diploma nel 1994 alla scuola di Cerámica de la Moncloa di Madrid. Ceramista e scultrice dal 1997 è docente di Cerámica en el Centros Culturales de Madrid. Espone soprattutto in Spagna realizzando grandi progetti e sculture in caramica. Sue opere monumentali sono installate a Torrejón de la Calzada, Madrid e a Castellón, Valenzia. Tra le principali personali sono da annoverare la mostra alla Galería Académica de la Escuela De Cerámica de la Moncloa, Madrid; Sala de Arte Casarrubios del Monte, Toledo; Centro Municipal de Cultura, Brunete-Madrid; Fiera di Arte di Bologna 1998.

Enzo Fiore
E’ nato a Milano nel 1968 dove vive e lavora. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1991, è stato allievo di Luciano Fabro. Scultore e pittore ha partecipato a numerosi eventi espositivi in importanti gallerie pubbliche e private. Lavora a Milano con la galleria Fabbrica Eos e a Napoli con la galleria Franco Riccardo.

Vladimir Gaśparić
Nato a Zagabria in Croazia nel 1951 si è diplomato all’Accademy of Fine Arts in Zagabria nel 1975. Vive e lavora tra Cakovec e Zagabria. Scultore di fama internazionale lavora con marmo, pietra, granito, legno e cemento. Sue grandi sculture sono presenti in tutta la Croazia. Ha al suo attivo decine di mostre personali e collettive nei maggiori musei d’Europa.

Pierre Gauthier-Dubédat
E’ nato a Bordeaux nel 1938, vive e lavora in Bayonne, Francia. Diplomatosi alla National Superior School of Fine Arts di Parigi si è perfezionato allo studio parigino del pittore Johnny Friedlander. Nel 1962 ha vinto il prestigioso premio Prix di Roma presieduto da Max Ernst. Ha vinto numerosi ed importanti premi di pittura in tutto ilo mondo. Ha insegnato litografia alla Accademia Nazionale di Arte di Damasco per lungo tempo. Ha vissuto a Madrid dal 1974 al 1981dove ha fondato la casa editrice “Editorial Almodovar” specializzata nella pubblicazione di libri d’artista. Il suo lavoro è stato esposto in importanti e prestigiose gallerie pubbliche e private nel mondo come il French National Contemporary Art Collection, la Bibliothèque Nationale di Parigi, il National Museum of Damascus.

GGTarantola
Nato a Milano nel 1972, arriva dal fumetto underground e approda all’animazione e alla pittura da autodidatta. Attualmente vive e lavora a Milano attivo a 360°nell’ambito della produzione di immagini (dal vjng, ai cortometraggi, al disegno).

Ashish Ghosh
E’ nato nel Bengala in India nel 1972 dove si è laureate al MFA e BFA sculture school. Ha insegnato per il Governo cinese, al Kanoria Centre e al Nirman Award in India. Ha esposto principalmente in Austria e in India e molte sue sculture sono installate in Inghilterra, India, Italia, Austria e Grecia. Ha partecipato a numerosi simposi internazionali di scultura.

Fabio Giampietro
E’ nato a Milano nel 1974 dove vive e lavora. Realizza scenografie teatrali. Tra le più importanti mostre: 2005 Miart, Milano; 2004 Lineart, Belgio-Gent, Palazzo Trivulzio-Melzo, Wonder why, Fabbrica Eos-Milano, Slovenija open to art-Slovenia; 2003 Riaprte-Roma, Ligia-Roma; 2002 Cox-Milano, Officina-Milano, Possession A&O-Berlino, Excursus Camaver Kunsthaus.

Klementina Golija
E’ nata in Slovenia nel 1966. Diplomata in pittura alla Accademia di Belle arti di Brera a Milano e successivamente alla Academy of Fine Art in Lubiana in Slovenia si è specializzata successivamente a Boston, New York e Parigi. Ha al suo attivo 64 mostre personali e più di 180 collettive realizzate in tutto il mondo. E’ il direttore artistico della Slovenski Biennale mesta Kranja-Slovenia.

Dimitar Grozdanov
Nato a Toshevo, Bulgaria nel 1951. Diplomato in storia e teoria dell’arte Contemporanea alla National Academy of Fine Arts di Sofia, usa diversissimi materiali per la realizzazione delle sue opere. Ha realizzato numerosissime mostre personale tra le quali: 2003 Balchik Town Gallery, Balchik, 2001 A Project, National Art Gallery, Sofia; Cite Internationale des Arts, Paris 2000 Revival Gallery, Plovdiv; Drita Gallery,Sofia 1999 State Gallery, Rousse.Ha anche partecipato a diverse mostre collettive: 2003 The Landscape, National Art Gallery; 10 Years Art in Bulgaria magazine, Sofia City Gallery; Military Museum, Foundation Museum for Contemporary Art, Istanbul 2002 The Man Body, 6 Shipka Gallery, Sofia; Bulgarian Painting after 1989, National Palace of Culture, Sofia 2001 Informal, Rayco Alexiev Gallery, Sofia 2000 Contemporary Bulgarian Artists, National Historical Museum, Bucharest.

Armin Guerino
E’ nato a Vienna nel 1961 dove vive e lavora. Ha studiato alla scuola di ingegneria in Klagenfurt, Physics all’ Università di Vienna, grafica alla Academy of Visual Arts di Vienna, illustrazione e litografia alla Salzburg Accademy. Le più importanti mostre realizzate sono: Galerie Vorspann, Austria – Gmünd Gallery, Senegal – 5e Biennale Dakar/DAKARTOFF/Senegal – Museum for Applied Art with the Sikoronja Gallery, Vienna – Gerersdorfer Gallery, Vienna – Gallery Judith Walker, Reifnitz Castle, Carinthia.

Amela Hadžimejlić
Nasce in Bosnia nel 1969. Pittrice e video artista di fama internazionale lavora principalmente in Bosnia con la Galerija Preporod di Sarajevo e in Kuwait con la Al Dahia Gallery e Boushahri Art Gallery, Salmiyah. Ha partecipato a numerore Biennali internazionali tra cui la 17° International Biennal Alexandria di Egitto.

Eti Haik-Naor
E’ nata nel 1961 in Israele. E’ laureata in Ingegneria Civile al Technion di Haifa, Israele ed alla facoltà di Scienze dell’informatica presso l’università di Tel Aviv. Dopo 12 anni dedicati alla carriera nel campo del computer e dell’ingegneria, Eti Naor ha seguito corsi di arte presso l’Accademia di Belle Arti di Kfar Saba ed ha studiato in vari laboratori artistici in Israele. Dal 2001 si dedica all’arte, svolgendo la sua attività nel campo della pittura, scultura e fotografia. Contemporaneamente svolge numerose attività sociali. Una delle sua principali iniziative è la co-fondazione di “Yaniv” – un progetto nazionale su ampia scala per bambini e giovani a rischio. Eti Naor ha presentato una mostra fotografica nel 2003 (Riservato al personale) all’ Hilton hotel di Tel Aviv, ha partecipato nel 2004 al progetto internazionale d’arte Nomadifesta a Nicosia, Cipro, e OPENASIA a Venezia, Italia, e nel 2005 al progetto Unclaimed Luggage a Madrid, Spagna. Vive ed opera in Israele.

Jacques Haramburu
Nato a Parigi nel 1934.Vive e lavora a Septfonds, Francia. Si è diplomato alla National School of Applied Arts di Parigi, alla National Superior School of Fine Arts di Parigi e alla National School of Decorative Arts di Aubusson. Ha vinto due importanti premi, nel 1960 il 2d Grand Prix di Roma e nel 1961 il prestigioso premio Casa de Velazquez of Madrid. Insegna arti plastiche alla University of Jussieu in Parigi, alla School of Fine Arts di Grenoble e alla National School of Decorative Arts di Aubusson e di Limoges. Ha esposto in prestigiose gallerie pubbliche e private in Francia, Spagna, Svizzera, Irlanda.

Manabu Hasegawa
E’ nato a Tokyo, Giappone nel 1973. Diplomato al Tama Art University di Tokyo, ha partecipato a numerose mostre persolali e collettive: Sudo Art Museum, Tokyo; Gallery Furesuka, Tokyo; Fads Art Space, Tokyo and Tatsuno Museum in Nagano.

Heiko Hofmann
Nato in Germania nel 1964. Diplomato come pittore ad Amburgo ha successivamente studiato in Spagna. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive: Galerie “Die Wand”, Hamburg; KunstraumAltona; Galerie Rudolf, Heidelberg; Kunsthaus Hamburg; lten Rathaus, Birkenan; Artaque Austellungsraum Karslruhe.

Iabo
E’ nato a Napoli nel 1980, ha frequentato il liceo artistico ed è vissuto per circa un anno negli USA (New York e Los Angeles).Ha partecipato a diverse collettive; attualmente è iscritto al corso sperimentale QUARTAPITTURA all’accademia di belle arti di Napoli.

Nora Iniesta
E’ nata in argentina nel 1950. Artista concettuale si esprime principalmente attraverso grandi installazioni. Ha partecipato a numerose ed importanti biennali in diverse parti del mondo. Nel 2001 Iniesta è stata invitata in Corea alla Century 21 Artist Association, commemorating the Flag Art Festival. Nello stesso anno è stata invitata dal critico francese Pierre Restany a partecipare a “Open 2002 “Imaginaire Feminin” nell’ambito del Film Festival al Lido di Venezia alla quale hanno partecipato 43 tra le più importanti e famose artiste internazionali. Lo scorso anno è stata invitata alla “Contemporary Art Biennale II CONART 2004”, Cochabamba, Bolivia.

Gisella Jackle
Nata nel 1955 ad Ulm in Germania, vive attualmente a Stuttgart. Diplomata alla Staatlichen Akademie di Stuttgart nel 1986 ha al suo attivo numerosissime mostre collettive e personali in tutta Europa. Ha partecipato ai più importanti simposi internazionali di pietra. Lavora soprattutto con la pietra di basalto.

Kaf
Nati a Napoli, ove lavorano. Di se stessi dicono : “Terribilmente soli, o quasi, questi oramai ricercati artisti (Ricercati più dalla Digos che dai collezionisti) continuano imperterriti nel loro maniacale impegno di diffusione di segni “anomali, irrequieti, talvolta inquietanti”. ” Ciop & Kaf

Kaori Kawakami
Nata a Tokyo nel 1980, vive e lavora tra Hitachi e Tokyo. Diplomata alla Ibaraki National Sculture University, ha realizzato sculture in ferro soprattutto a Tokyo e Osaka. Ha al suo attivo mostre in gallerie pubbliche e private in Giappone ed in Europa. Lavora attualmente con la Sudoh Art Gallery Museum di Tokyo.

Khaleghpour Nader
E’ nato a Langrud-Iran nel 1947. Nel 1973 allestisce la prima mostra personale in Iran, a Tehran, presso la galleria Sullivan. Sempre nello stesso anno si trasferisce in Italia dove frequenta l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Nel 1986 espone a Milano presso la Fondazione Corrente e nel 1987 a Ferrara a Palazzo dei Diamanti. E’ stato invitato a Biennali italiane e internazionali. Nel 1997 una sua opera è acquistata dal Portland Art Museum di N.Y. Le mostre personali di Nader sono state oltre cinquanta e quelle collettive più di cento. La città di Padova gli ha dedicato nel 1992 una mostra personale nella Civica Galleria dei Magazzini del Sale e nel 2001 una grande mostra nelle Ex Scuderie di Palazzo Moroni.

Ria Klop
E’ nata in Veenendaal, Olanda dove vive e lavora. Ha studiato alla Beeldend Kunsten Academie di Rotterdam. Ha esposto in Olanda, Germania e Slovenia. Il suo lavoro partito da astratto si è da tempo sviluppato in un realismo che a volte arriva fino alla fotografia. Nel lavoro donato al Museo di Casoria “The Wall of My Life” la realtà e la fotografia si fondono fino ad arrivare alla installazione fotografica.

Boštjan Lapajne
E’ nato a Lubiana in slovenia nel 1972. Diplomato alla Accademia d’Arte di Lubiana lavora con il video e la fotografia. Tra le sue più importante mostre personali e collettive: (1999) ZDSLU Gallery, Kos Gallery, Visnja Gora Gallery, Na Produ Poljane Gallery in Ljubljana; (2000) Rihard Jakopic Gallery, Delavska Gallery in Ljubljana; (2001) Avsenik Gallery, ABB Gallery in Ljubljana and The 4th International Triennial of Small Graphic Forms in Vilnius; (2002) Imprima Gallery, Interakcija Gallery, Finzgarjeva Gallery in Ljubljana and 8th Mednarodni Festival in Maribor; (2003) Domžale Gallery in Domžale-Slovenia.

Nuša Lapajne
E’ nata a Lubiana in Slovenia nel 1970 dove vive e lavora. Si è diplomata alla Accademia di Fine Arts in Lubiana nel 1995. Realizza prevalentemente installazioni. E’ membro della Associazione degli artisti sloveni (ZDSLU). Ha preso parte a molte mostre collettive e personali in slovenia e in Europa.

Barbara La Ragione
E’ nata a Napoli nel 1974 dove vive e lavora. Fotografa e performer lavora a Napoli con la Galleria Umberto Di Marino con la quale ha realizzato una personale “INT.Webcam” nel 2002 ed è stata presente a diverse fiere internazional d’arte (Arte Fiera Bologna, MiArt Milano, Arco 2004 Madrid) e a Mantova con la Galleria Massimo Carasi. Nel 2001 ha partecipato alla “X Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo” di Sarajevo in Bosnia/Herzegovina.

Liz Magic Laser
E’ nata a New York e risiede a Williamsburg, Brooklyn. Diplomata alla Wesleyan University dove ha ricevuto il premio “Elizabeth Verveer Tishler Prize”. I suoi lavori sono stati esposti al Pelican Presents and CoCA (Center on Contemporary Art in Seattle). Le sue foto sono inoltre state esposte al Office Ops in Brooklyn, Camera Club di New York e alla Fraser Gallery in Maryland. In Settembre alcune sue importanti opere sono state pubblicate sul prestigioso Frankfurter Rundschau Magazine pubblicato in Francoforte, Germania. Laser inoltre collabora a grandi progetti con altri artisti con musica, scrittura e coreografia.

Christian Leperino
E’ nato a Napoli nel 1979. Si è diplomato alla Accademia di belle Arti di Napoli. Ha partecipato a diversi workshop – Gora Nad Ajdovscino – Slovenia e a diversi progetti di arte contemporanea all’arte Fiera di Bologna e a Berlino. Tra le più importanti mostre personali sono da ricordare: Gallery Lorch-Seidel, Berlino; Galleria Franco Riccardo Arti Visive in Napoli; Fabbrica Eos Gallery in Milano; Chelsea Gallery in Svezia;Importanti mostre collettive: RIPARTE in Napoli; Bologna Flash art show; Bologna Art Fair; Superstudiopiu, Milano; Torino Art Fair; Cologne Art Fair; Biennale d’arte contemporanea in TRANSito “Le Mutazioni”; Roma. Ha vinto l’importante premio “Art Fair Under 30” in Bologna; Confindustria-ANM in Napoli ed il Premio Suzzara di Mantova. Come artista performer ha esposto a Milano, Berlino, Laufen, Napoli e Roma. Realizza anche videoart.

Ma Lin
E’ nato a Wu-Han in Cina nel 1961. Diplomato alla Arts Academy di Wu-Han e in Arte alla Academia di Bologna attualmente vive e lavora a Roma. Ha partecipato a numerosi ed importanti mostre personali e collettive: Palazzo Ducale; Young Museum di Revere; Galleria Forni, Bologna; Chines Artist, Contemporary Art Museum in Ravenna; Linguaggio del Sud; Museum of Canton; Cover 2000, Galleria di Arte Moderna di Termoli.

Joan Llacer
E’ nato a Borriana-Valencia nel 1947, vive e lavora a Toledo. Professore di ceramica presso diversi istituti spagnoli tra cui l’ Escuola Superior de Cerámica de la Moncloa di Madrid, ha tenuto inportanti conferenze in Spagna e nel mondo. Vincitore di numerosi premi internazionali di scultura e ceramica ha esposto nelle maggiori fiere d’arte internazionali (Arco, Madrid – Artefiera, Bologna – Lineart, Gant – Fiac, Parigi – Londonart, Londra – A.I.C., New York) nonché in importanti gallerie e musei d’arte in Giappone ed in Europa (Galería Matsutya, Tokyo – Museo de Arte Contemporaneo, Madrid – Biennale Internazionale de El Cairo, Egitto).

Macro
E’ nato a Napoli nel 1982 ha frequentato il liceo artistico e attualmente è iscritto all’Accademia di belle arti di Napoli. Ha partecipato a diverse collettive (nel 2003 presso la galleria Spazio Arte di Napoli, nel 2004 con i finalisti del “Premio Arte” a Milano).

Christoph Mancke
E’ nato a Schönecken – Germania nel 1953, ha studiato in FH Dortmund. Scultore di fama internazionale ha ricevuto importanti e numerosi premi: Landkreises Trier-Saarburg, Stadt Frankenthal, Kleinplastikbienale Hilden. Landes Rheinland-Pfalz scholarship. Membro del German Werkbund ha partecipato a numerosissimi simposi in Germania, Polonia, Canada e Cina nei quail realizza sculture monumentali. Ha esposto in diverse personali e collettive in tutto il mondo.

Mayerle Manfred
E’ nato a Monaco in Germania nel 1933 dove attualmente vive e lavora. Diplomato alla Akademie of Bildende Kunst di Munaco ha successivamente studiato a Firenze. Ha partecipato a numerosissime mostre personali e collettive tra le quali sono da annoverare: 1981 Deplana Gallery, Berlino; 1984 Einzelausstellung Galerie, Regensburg; 1988 International Triennial der Zeichnung Breslau Polonia; 1991 Kultur and Museumsverein Kuenburgewölbe Werfen, Austria; 1997 Galerie Königstraße in Dresden; 2000 Galerie Bühler, Bodingen; 2001 Biennale Cairo-Egitto; 2002 Galerie Kemper, Monaco; 2005 Gallery Metaphor, New York.

Antonio Manfredi
Nato a Casoria nel 1961, artista concettuale, espone le sue opere di scultura, pittura e fotografia principalmente all’estero. Sue opere monumentali in marmo, ferro e legno sono presenti in Cina, dove lavora da diversi anni ed in Europa. Lavora con prestigiose gallerie private in Italia e all’estero. Ha al suo attivo più di 200 tra personali e collettive. Tra le più importanti mostre: Arcade Cambronne a Parigi nel 1989, Study Center Larson di Hadson (NY) e al Palazzo dei Congressi di Roma nel 1990, al Maschio Angioino di Napoli nel 1993, alla Galleria Art Actuel a Liege-Belgio nel 1995, al Ethnographic Russian Museum di San Petersburg-Russia nel 1996, al Young Museum di Mantova nel 1997, al Gersheim Sculpture Museum di Saarbrucken-Germany nel 1998, nel Palazzo della Cultura della Città del Vaticano e alla Reggia di Caserta nel 2000, al Museo di Arte Contemporanea della Casina Pompeiana a Napoli e alla Galleria Fabbrica Eos-Milano nel 2002, alla Galleria Arts Meeting Point di Atene nel 2003, al Contemporary Art Gorenjski Muzej, Kranji-Slovenija e alla Galerie Beukers di Rotterdam-Olanda nel 2004. E’ il curatore del Progetto triennale per la realizzazione del Casoria International Contemporary Art Museum.

Jannis Markopoulos
E’ nato in Grecia nel 1961. Vive e lavora a Berlino in Germania. Ha studiato arte al College of Arts in Thessaloniki, Grecia e all’ Università d’ Arte di Berlino. Lavora principalmente con il video, performance ed installazioni. Le sue più importanti mostre sono: 1998 Biennial of Dakar-Africa e New National Gallery of Art di Berlino-Germania, 2001Fuller Museum of Art Brockton-USA and 1° International Biennial di Austria: 2nd prize, 2003 SWR Gallery Stuttgart-Germania e Gallery Luke & a London, 2004; Circulo de Bellas Artes in Madrid, Gallery Dolores Sierra in Madrid, Liverpool Biennial, London Biennial e Peloponnesus Project in Grecia.

Nikolaj Mašukov
E’ nato a Krasnojarsk in Russia nel 1956. Diplomato alla Krasnojarsk Academy of Art di Mosca è membro del Russian Art Group Moved di Mosca fin dal 1989. Lavora prevalentemente con acrilico su tela e ha realizzato più di 40 mostre personali.

Kečo Mensud
E’ nato a Foca, in Bosnia e Erzegovina, nel 1957 ed ha frequentato la Scuola di Arti Applicate a Sarajevo. Nel 1980 si e’ diplomato presso l’Accademia di Belle Arti dell’Universita’ di Sarajevo. Attualmente e’ professore di Arti Applicate presso la Scuola d’Arte locale. E’ presidente dell’Associazione degli Artisti della Bosnia e Herzegovina. Ha vissuto per un periodo in Inghilterra ed ha partecipato a numerose esposizioni sia nel suo paese che all’estero. Ha al suo attivo circa 40 mostre personali ed oltre settanta collettive. Ha partecipato inoltre a numerosi simposi e workshops all’estero. Mensud vive e lavora a Sarajevo.

Manolo Messia
E’ nato a Jaén, Andalucía in Spagna nel 1951. Vive e lavora a Noja, Cantabria. Artista poliedrico lavora con la pittura, scultura, immagini digitali, scenografia, oggetti ed installazioni. Si è formato alla scuola del Círculo Bellas Artes di Madrid, alla Escuela de Artes y Oficios de Madrid, alla Universidad de Vincennes, Fac. de Beaux Arts. di Parigi, IFICT di Lisboa e al Laboratorio delle Arti Scheniche di Chieti, (Programa Caleidoscopio). Ha realizzato 21 mostre personali e più di duecento collettive. Dal 1982 al 2001 è stato Professore al El P. M. C. di Móstoles-Madrid, al Ministerio de Educación (P. E. de F.P. y C.P.R.), alla Comunidad de Madrid e alla Junta de Castilla e di León. Da 12 anni è membro della Junta Directiva de la Asociación de Artistas di Madrid e attualmente e il Direttore e commissario di SIANOJA.

Penka Mincheva
E’ nata in Karlovo, Bulgaria nel 1979. Vive e lavora a Sofia in Bulgaria. Ha conseguito diplomi e master in diverse discipline artistiche tra le quali quella al “The National Academy of Arts Ceramics”. Ha partecipato alla 1th Biennial for Young Artists “Image of Violence/Violence of Image” – “Carturesti Gallery” – Bucharest, Romania e al 48th International Meeting of Arts “Slika – 2004” – Ecka, Serbia and Montenegro. Nel 2004 è stata invitata all’ International Exhibition of 2th Art Festival “NEXO” – Art Center “Circulo De Arte” – Toledo, Spain.

Helmut Morawets
E’ nato a Leoben in Austria nel 1948. Vive e lavora a Salisburgo. Tra le principali mostre: 1983 Galerie Klinger; 1989 Graz, Minoritengalerie; 1991 Wien, Galeriecafe Wien; 1992 Arnfels, Galerie Klinger; 1993 Graz, “east meets west“ Minoritengalerie Beteiligung; 1995 Salzburg, Ausstellung Bank Austria; 1996 München, Galerie Freiraum;1999 Berchtesgadener Künstlerbund Frühjahrsausstellung; 2000 Leipzig, Alte Nicolaischule; 2001 München, Galerie Freiraum; 2002 Wien-Haus Wittgenstein, Zagreb-Kroatien City Hall Gallery, Berlin-Lithowerkstatt Treptow, Zadar-Kroatien Galerie Captains Tower; 2003 München-Haus der Kunst Jahresausstellung K 03, München-Galerie Freiraum; 2004 Elixhausen-Galerie in der Bibliothek.

Aghim Muka
E’ nato a Fieri in Albania nel 1965, ha studiato Belle Arti nella scuola d’arte di Valona dove ha insegnato per alcuni anni. Nel 1991 si e’ trasferito in Grecia e dal 1995 a Milano dove attualmente vive e lavora. Aghim Muka è una figura poliedrica e difficilmente classificabile. Non si esprime solo attraverso la pittura, la sua ricerca spazia dalla pittura alle installazioni, dal video alla scultura, alle performance. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive. Lavora a Milano con la galleria Movimento Arte Contemporanea con la quale ha realizzato numerose personali. E’ stato ultimamente segnalato al 43° Premio Suzzara.

Mihoko Nakahara
E’ nata a Okayama in Giappone nel 1951. Diplomata al Tokyo Woman’s Christian University, B.A. ha realizzato numerose mostre personali: Fine Art Exhibition in Tama, Tokyo; Gallery UP´S Tokyo; Fuchn Art Museum Citizen’s Gallery Tokyo; Gallery DODO Tokyo; Studio Piamonte 12, Madrid. Nei suoi lavori utilizza diversi media.

Mira Narobe
E’ nata a Sydney in Australia nel 1967. Attualmente vive e lavora a Lubiana in Slovenia. Completati gli studi alla scuola di Designer a Lubiana nel 1987 si è diplomata alla Faculty of Education – dipartimento arte – nel 1993 con il professor H. Gvardjančič. Ha studiato arte a Parigi nel 1998. E’ membro dell’ Union of Slovenian Fine Arts Associations fin dal 1993. Ha realizzato numerosissime mostre in tutta Europa.

Lindsey Nobel
E’ nata negli stati Uniti d’america dove vive e lavora tra New York e la California. Il lavoro di Nobel è incentrato sulla pittura e sulle installazioni al quale applica tecnologia e scienza in una luce assolutamente nuova e particolare. Nobel ha studiato arte alla University of California Santa Cruz, al Royal College of Art a London e al Museum school a Boston. Nobel ha avuto due importanti personali con Sol Lewitt a New York City. Ha esposto a New York City, Miami, Los Angeles e in tutta Europa.

Bonnie Onderwaater
E’ nata in Olanda dove vive e lavora. Ha partecipato a numerose esposizioni in Schiedam, Utrecht, Vlaardingen, Delft e al Stedelÿk Museum nel 2000. Nei suoi lavori prevalentemente pittorici porta in primo piano esperienze di vita vissuta. Recentemente utilizza anche diversi oggetti che mirabilmente inserisce sulle tele.

Milena Ouzounova
E’ nata in Bulgaria nel 1972. Si è diplomata alla academia Nazionale di Arte di Sofia dove attualmente vive e lavora. Tra le sue maggiori mostre personali: “Trans Art” Project – “Bresan” Gallery, Split, Croatia; “Studio 11”, Sofia; “Wood and Paper” – “Kadinovi” Gallery, Sofia; ha preso parte a numerosi workshop e simposi a “O.B.R.A.” Cruce Gallery, Madrid, Spain; “Iwano Project” – work shop, Novi Sad, Serbia and Montenegro ; “Maestral” International Symposium- Split, Croatia; “Water Techniques” – “Shipka 6“ Gallery, Sofia; “Rounded, Flat, Sharply” – “Gaia” Gallery, Sofia; “Trans Art” – Plano, Croatia; “Maestral” International Symposium- Kastel Lukshich, Croatia; “The Small Format” First Biennial – Pleven, Bulgaria; Barzia ‘” Symposium on Wood Sculpture – Bulgaria. Molte sue opera sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private in Bulgaria, Belgio, Germania, Svizzera e croazia.

Bruno Paladin
Nato a Fiume, in Croazia nel 1951, dove vive e lavora. Pittore per vocazione, ha indirizzato l’energia interiore all’ atto creativo. Il risultato sono delle realizzazioni figurative che meritano attenzione, sia dagli appasionati come da conoscitori d’arte. I numerosi premi e riconoscimenti ottenuti gli hanno assicurato un posto nelle piu’ recenti enciclopedie d’arte. Sue opere si trovano in numerose collezioni e gallerie d’arte contemporanea in Croazia e all’estero. Oltre che di pittura, si occupa di grafica, design, scenografia, creazione di burattini e maschere. Dal 1976 ha esposto in una cinquantina di mostre personali e circa trecento mostre collettive in Croazia e all’estero. Ha partecipato a numerosi simposi in Croazia e all’estero.

Michael Panayiotis
E’ nato a Cipro. Si è diplomato al Queens College di New York. MFA (Pittura) e al Moscow Academic Art Institute V.I. Surikov, Mosca, Russia. Tra le sue più importanti mostre personali sono da ricordare: Diatopos Contemporary Art Centre, Nicosia, Cipro; Gallery Argo, Nicosia, Cipro; Werk Hall Siemens, Leipzig, Germania; Caelum Gallery, New York; Diaspro Art Center, Nicosia, Cipro; Theatro ENA Gallery, Nicosia, Cipro. Tra le maggiori mostre collettive: ‘Idiosystasies’, Diatopos Center of Arts, Nicosia, Cipro; Art Symposium Noise Crossings, Cipro – European Union Festivities; Old Nicosia streets, Cipro; ‘The languages of gender’, organizzato dalla Università di Cipro, SPEL building, Nicosia, Cipro; Europaseminar, Branderboug, Germania.

Sibylle Pasche
Nata a Lucerna in Svizzera nel 1976. Vive e lavora tra Zurigo e Carrara. Scultrice di fama internazionale è membro dell’Associazione degli artisti Svizzeri. Ha partecipato negli ultimi anni a numerosi simposi internazionali di Scultura (Simposio Internazionale di Scultura Fordongianus, Sardegna 2004; Wilhelmshaven, Germania 2004; Palma de Mallorca, Spagna 2002 ; Saint-Jean de Maurienne, Francia 2000 ; Carrara, Italia 1999). Sue opere sono installate in numerosi spazi pubblici in Europa. Tra le più recenti personali sono da annoverare quelle svolte nella Künstlerhaus am Lenbachplatz, Monaco di Baviera-Germania; Galerie au Paon, Avenches-Svizzera ; Galerie im Hof, Baar-Zagabria; Privatbank Reichmuth & Co., Luzern.

Gloria Pereda
E’ nata a Santander in Spagna nel 1966. E’ diplomata al San Fernando in Madrid University e ha studiato alla Akademia der Bildende Kunst in Munich. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive a: Santander; Palacio del Albaicin in Neja; 70 Salón de Otoño, Madrid; SEC University in Segovia.

Massimo Pianese
Nasce a Napoli nel 1979 dove vive e lavora e dove si è diplomato in scultura presso l’Accademia delle Belle Arti. Video artista, pittore e scultore ha preso parte a numerose mostre e rassegne d’arte nazionali ed internazionali. Milano Film Festival, 2001 – Festival Europeo della Comunicazione Audiovisiva Breve, Città della Scienza, Napoli -Rassegna Internazionale del Cortometraggio “, Milano 1999 – Les Trophèes de la Couleur “, Lefranc & Bourgeois, Francia 1999).

Ivan Piano
E’ nato a Napoli nel 1975. Lavora prevalentemente nella produzione di video. Tra le sue più importanti mostre: Galleria Pagea Arte Contemporanea, Angri; A History of (Work in progress), Galleria A.O.C.F. 58, Roma; Rosso d’Autore, Sala Michelangelo a Costantinopoli, Napoli; FOTOACCAD_04, Istituto Cervantes, Napoli ; Incontri sulla Fotografia Napoletana Contemporanea, Acc. Belle Arti Napoli; Premio Mario Razzano per giovani artisti; Museo del Sannio e Rocca dei Rettori, Benevento; Anteprima Napoli – XIV Quadriennale in Roma, Palazzo Reale, Napoli; And his filmography: E. Pinto, Quarta P@rete, VHS, 2000.

Alberto Ponticelli
(Ponti) vive e lavora a Milano, comincia la sua avventura a fumetti grazie a Graziano Origa con il quale disegna Videomax e incontra gli altri membri dello Shok Studio, con i quali produce e disegna “Egon and Dead or Alive” distribuiti successivamente anche negli Usa con la Dark Horse Comics. Collabora a varie riviste americane e e realizza una miniserie (“Sam and Twitch” scritta da Brian Bendiss per la Image di Mc Farlane). Da li in poi lavora in Marvel (Marvel Knights, Blade, Captain America ecc), Dark Horse (Lone), Dc Comics (Lobo) e Image (Sharky) e successivamente in Francia con Delcourt (Starlight), Les Humanoides (Stellaire) e Semic (Wall after wall).

Robert Primig
E’ nato in Austria nel 1951 dove ha studiato. Ha realizzato numerosissime mostre personali: Galerie an der Stadtmauer, Villach (A) ;Cankarjev dom, Ljubljana (SLO) ;Galerie Holzer, Villach (A) ; DE-Galerija, Murska Sobota (SLO) ; Stadttheater Klagenfurt (A) ;Galerija Insula, Izola (SLO);Galeria Palazze Lantieri, Gorizia (I); Galleria L’imagine ineltre, Potenza (I) :Galleria TK, Trieste (I) ;Künstlerhaus, Kleine Galerie, Klagenfurt (A);Pilonova Galerija, Ajdovscina (SLO) ;Kongresshaus, Europasaal, Salzburg; Mestna Galerija, Ljubljana (SLO) ;Umetnostna Galerija, Maribor (SLO) ;Dolenjski muzej, Novo Mesto; Galerie Alte Burg Gmünd (A) ;Aula, Kaposvar (H) ;Fundernevum, St. Veit (A) ;Galerija Preseren hisa, Kranj (SLO) ;Kulturforum, Innsbruck (A) . And has participated in various International Symposiums: Pohorje/ Maribor (SLO);Areh POOArt/ Maribor (SLO);Duine (I);Zakojca (SLO);Monfalcone (I);Gmünd (A) Vipavski Kriz/ Ajdovscina (SLO);Grad Mokrize/ Vas (SLO);Paradise/ Pocenia (I);Hum/ Nova Gorica (SLO).

Raffo
E’ nato a Napoli nel 1979 diplomato all’istituto d’arte sta terminando gli studi all’accademia di belle arti di Napoli. Nel 2002 ha tenuto un corso sul graffitismo; Oltre ad aver partecipato a diverse collettive, lavora per emittenti locali e come scenografo per set fotografici.

Robot Inc 2501
E’ nato a Milano dove vive e lavora.…….quando si consultano i testi dei documenti ,si apre una nuova sessione di ricerca, che occorre chiudere per ritornare alla scheda dei lavori preparatori….(Robot Inc2501)

Marie-Françoise Rouy
E’ nata a Tolosa nel 1953, vive e lavora tra Parigi e la contea basca. Lavora prevalentemente con il cemento con il quale realizza le sue sculture. Utilizza inoltre questo elemento con I pigmenti colorati realizzando piccolo e grandi sculture per spazi pubblici e private. Ha realizzato moltissime mostre personali e collettive principalmente a Parigi.

Titti Sarpa
E’ nata a Napoli nel 1977 dove vive e lavora. Diplomata in pittura all’Accademia di Belle di Napoli si dedica principalmente alla fotografia, alla installazione e all’incisione. Invitata a numerose mostre in Italia il suo lavoro verte sull’identità: un raccontarsi dissacratorio e ironico in immagini dove il vissuto è filtrato dalla memoria di una bambolina di stoffa, attraverso cui identificarsi e riconoscersi con vena ludica, per ritrovare il mondo trasognato dell’icona infantile. La ricerca spasmodica della comunicazione attraverso gesti e situazioni quotidiane, la ricerca di sé e dell’altro da sé, avviene talora in uno status di reincanto, talora di disincanto.

Ulf Saupe
E’ nato in Germania, ha studiato Comunicazione visuale e arte a Kassel al Glasworkshop Marihnia Grande in Portogallo e al Socrates Compultense in Madrid, Spagna.Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive: Alstom Art Project, Kassel ; “Aus Lust und Laune”, Welde-Kunstausstellung, Schloß Schwetzingen ; “Werke; E-Werke, Wasserwerke und Schauwerke”, Kunsthalle Villa Kobe, Halle Saale ; “While”, Künstlerhaus Bergedorf e.V. im Rahmen der Phototrienale, Hamburg ; “Experimente der Fotografie”, Kunsthalle Roter Ochse, Erfurt “Kunstsequenzen”, Künstlerhaus e.V. Göttingen ; Cruze, Madrid ; “Nexo”, Toledo ; “Im Schatten der Photographie”, Galerie Lumas, Berlin.Publications: – Prisma, “Devolvement of Perspective in Photography” 2002 – Photography and Art, Class of experimental Photography in Kassel. 1972-2002 Floris Neusüss, page 156-158 – El Rapto de Europe, Encultura 2004 – Month of Photography in Berlin, 2004.

Raquel Schwartz
E’ nata in Bolivia dove vive e lavora. E’ diplomata al Barbara-CA, USA e al Wizo School of design in Israele. Una selezione delle sue importanti e numerose mostre personali: “Tela , papel , tijera ” Oxigeno Fine Arts: Santa Cruz, Bolivia; “Fragments of culture and spirit”, Evan Gallery: New York, USA; Bodies”, Recoleta Cultural Center: Buenos Aires, Argentina “Humani Corpuris Fabrica”, Gabriela Mistral Gallery: Santiago, Chile; “Image”, Oxigeno Fine Art: Santa Cruz, Bolivia; “The Long Count”, Los Tajibos Gallery: Santa Cruz, Bolivia; “Sensations of Autumn”, Oxigeno Fine Art ; “On Skin and Dress”, Contemporary Art Museum: Santa Cruz, Bolivia. Ha inoltre partecipato a numerose collettive in Corea, Cile, Messico, Bolivia, New York, Argentina, Venezia (“Open 2002 “Imaginaire Feminin”), Paraguay Germania, Spagna e Venezuela.

Maria Grazia Serina
E’ nata a Crema nel 1969. Le sue principali mostre: “Opera Prima” nel Centro Culturale di S. Agostino, Crema; Galleria Mosaico in Chiasso; Galleria Acquifante di Busto Arsizio; That’s Amore di Milan Space; Hora Artis in Novara; Milano Art Fair. Ha anche realizzato dei grandi murales per il Salone del mobile di Milano e ad Hannover. E’ stata selezionata ed invitata a partecipare al Premio morlotti e al Concorso La Fenice di Venezia.

Natalie Silva
Lavora con la pittura e con le installazioni. Lavora tra Milano e la Riviera romagnola. Ha studiato all’Università del Maryland e alla Bocconi di Milano. Ha disegnatrice ha realizzato 4 dei più interessanti ed innovativi bar e ristoranti di Milano -Cafè India, Lelephant, Milch, Beige-. Silva ha partecipato a numerosissime mostre personali e collettive ed espone regolarmente alla International Art Basel di Miami. Ha recentemente esposto alla Galleria Lia Rumma di Milano, alla Fondazione Mudima Merci in Locarno “The Narcisism of the Artist”-Svizzera, al Film Festival Internazionale di Napoli, Workshop in Venezia con Rikrit Tiravanija, Pierre Huygee and Andres Perrone. Nel mese di Aprile 2005 ha realizzato una sua personale al Museo Internazionale di arte Contemporanea di Ventimiglia.

Kamen Simov
Nato a Sofia in Bulgaria nel 1968 è Professore all’Art Accademy di Sofia. Scultore di fama internazionale con all’attivo numerose mostre personali e collettive è attualmente il Segretario Artistico dell’Unione degli Artisti Bulgari. Realizza opere soprattutto in legno ed ha partecipato ai più importanti Simposi internazionali di scultura in legno. Tra le più importanti mostre e simposi realizzati sono da ricordare: Plovdiv Fair of Arts Oosterholt-Olanda in 1996, Wood-carving to the Union of Bulgarian Artists to Sofia in 1997, Masters Gallery di Sofia nel 1999, VIth International Wood Sculpture Symposium in Brienz- Switzerland in 2000, Central European Symposium of Fine Arts in Talia-Hungary in 2002.

Irmelin Slotfeldt
E’ nata a Oslo, attualmente vive e lavora a Padova. Ha studiato pittura a Parigi, Oslo e Roma. Nel 1959 debutta al Höstutstillingen di Oslo, dove partecipa anche nel 1961. Dal 1978 si dedica anche alle grandi pitture murali, di particolare interesse nel 1978 quella a Teheran e nel 1993 quella nella sede delle Poste Centrali spagnole a Madrid. Tra le principali mostre collettive sono da annoverare quelle a Napoli, nel 2001 “Vele d’Artista” al Castel dell’Ovo e nel 2002 “NOI” nell’Istituto Francese organizzate dall’Associazione degli artisti napoletani “Sole Urbano”. Tra le principali mostre personali: 1960 Oslo-Kunstnerforbundet, 1960 Drammen- Kunstforening, 1962 Madrid-Galleria Nebli, 1965 Milano-Galleria Sebastiani, 1966 Venezia-Galleria il Traghetto, 1977 Anzere (Svizzera)-Salon des Masques, 1981 Milano-Galleria dei Bibliofili, 1985 Padova-Centro d’Arte Villa Contarmi, 1985 Oslo-Kunstforening, 1990 Wien-Istituto Italiano di Cultura, 1991 Padova-Galleria la Chiocciola, 1994 Montagnana-Galleria Comunale, 1997 Villa di Stra (Museo Nazionale) Venezia, 2002 Venezia-Museo Storico Navale, 2003 Risør (Norvegia).

Ale Staffa
E’ nato a Verona nel 1959, vive e lavora a Bassano del Grappa (VI). Ideatore della SGORBIO ART nel 1982 con lo slogan ” Idee Zeero, Conteenuti Meeno”, ha prodotto fumetti ipercolorati e dissacratori, illustrazioni con tecniche eterogenee, progetti grafici per aziende, associazioni culturali, centri sociali, rassegne d’arte, riviste, gruppi musicali, quadri e disegni in varie dimensioni:
Green Peace, ArciNova, Amnesty International, LILA Cedius, Lagambiente, Centro Sociale Leoncavallo, TuttoMusica/Mondadori, MTV, VideoMusic, Odeon Tv, Lupo Alberto Almanacco, Il Manifesto, L’Espresso Musica/Republica. Dal 1990 è stato ideatore e art director di alcune tra le più caratteristiche pubblicazioni d’immaginazione Underground (Bzz, Tribù, Iterzona, AlterVox, AgitPOP, Brr!). Soui videocartoons, realizzati in collaborazione con Tibor Fabian, sono stati proiettati in alcuni festival, tra cui: Polyphonix 40 ( Centre Pompidou Parigi), Cartoombria (Mostra Internazionale delle immagini).

Kim Tae-jun
E’ nato a Chang-Heung in Corea nel 1963. Ha studiato alla Humbolt University; alla Hochschule di Berlin e all’ Art Academie di Kassel dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato ad importanti eventi artistici quali Hofmann-Projekt, Obernburg/Main e Rathaus-Projekt, Kassel. Tra le sue più importanti personali: Praesentation von Neuerwerbung in Museum Aschaffenburg; Skulpturengarten Daemonen Mensch – Mensch GoetterÒ, Meiningen (K); Presentation of Neuerwerbung in Museum Aschaffenburg; Skulpturengarten ãDaemonen Mensch – Mensch GoetterÒ.

Suo Tan
Nato a Pechino-Cina nel 1962 vive e lavora tra Handan (Hebei) e Pechino. Professore al Design Center of Central Academy di Pechino, lavora principalmente con il marmo e la ceramica realizzando grandi sculture monumentali in tutta la Cina. Ha partecipato a tutti i maggiori simposi di scultura e ceramica in Cina. Sue opere sono presenti in molti musei pubblici.

Tatiana
Ha al suo attivo diverse collaborazioni, in diversi media. Il suo lavoro nasce dal fumetto, per evolversi successivamente nella pittura e nel video. Lavora molto sulla performance video dal vivo realizzando vari spettacoli audio-video con vari musicisti. Tra il 1999 e il 2004 produce una serie di corti in animazione e stop motion. Ha collaborato con la casa editrice indipendente ” Shok Studio ” ( 1995/1999 ),con il gruppo video ” Sun Wu Kung ” ( 2000/2002 ) e con il collettivo di artisti “BOX” (2002/2003).

Li Tianyuan
E’ nato Shangyuan in Cina nel 1965 dove vive e lavora. E’ Professore presso l’ Art Institute University di Qinghua. Le più importanti mostre personali sono: (1989) The 7th National Art Exhibition, Jiangsu Museum; (1990) Chinese Contemporary Art, Artland Gallery, Stati Uniti; (1992) International Art Biennial, The United Emirates; Chinese Historical Museum and Hong Kong; “Li Tianyuan and Zhao Bandi Painting Exhibition” Tiand space Pechino; (1993) One-man show of Li Tianyuan Painting Exhibition, Cina National Art Gallery, Pechino; “MAO” Painting Exhibition, East Village Art Gallery, New York (U.S.); (1994) Chinese Contemporary Oil Painting Exhibition, University Art Museum, Hong Kong; Havana Biennial, Havana-Cuba; (1995) Chinese Oil Painting From Modernism to Post-modernism, Brussels-Belgio; Exhibition, Goetburg Art Museum, Svezia; (1996) Yanhuang Art Museum, Pechino; (1997) In and Out, Lu Mingde Art Gallery, Singapore; (1998) International Art Exhibition, Parigi International Art Community, Francia; Yun Feng Art Gallery, Pechino; (1999) Art Works Exhibition, J Gallery, Hong Kong; (2001) Sino-German New Media Art Exhibition, Loft New Media Art Space, Shanghai; (2002) Asia Biennial, Bangladesh; Chinese Plastic Art Exhibition, Cairo-Egitto; Pingyao International Photography Exhibition, Shanxi; Asian Art Exhibition, Arabia Saudita; (2003) Xray Art Center Pechino.

Yoshie Tonegawa
E’ nata in Giappone nel 1964. E’ diplomata al Tama Art University nel dipartimento di pittura. Nei suoi lavori utilizza diversi media, dalla pittura alla pietra all’argilla. Tra le principali mostre: Muse Kara Kara, Kanagawa; Sudo Art Museum, Tokyo; Gallery Klammer, Tokio; Klein Blue Gallery, Tokyo; Shonandai Gallery, Kanagawa.

Cristina Treppo
E’ nata a Venezia nel 1968. E’ diplomata alla Accademia delle Belle Arti di Venezia. Ha partecipato a diverse mostre personali e collettive a Udine, alla Libreria Mondadori, S. Marco, Venezia; all Fondazione Bevilacqua La Masa, Venice; Palazzo della Permanente, Milan; Accademia delle Arti del Disegno, Florence; Biblioteca Casanatense, Roma.
Filippos Tsitsopoulos
E’ nato ad Atene nel 1967. Si è diplomato all’ Honor’s Degree in Fine Arts con il professor V. Dimitreas, e alla Thessaloniki University. Ha studiato ‘Action Painting’ al Círculo de Bellas Artes di Madrid e alla Complutense Fine Arts University di Madrid. Una selezione delle sue principali mostre personali e collettive sono: “Drop natures on the water “ Liverpool Bienalle Proyects. Cruce space, Madrid. “A drop of dust a grain of water” Berliner Kunst Project. Berlin; “ Sweet Dumpness” Stigma gallery . Athens; Circulo de Bellas Artes, Madrid;Dolores Sierra Gallery, Madrid; Griechische Kulturstiftung Zweigstelle Berlin; ”. Projects for The Actual Art Park of Tempus Arti. Flandres, Belgium; Project. Art Forum Vilka Gallery. Thessaloniki; and a selection oh his group exhibitions:“Light lament” Red Gallery London; “Eros Arrows” The fountry London Bienalle cur.Marisol Cavia; Stigma gallery ARCO 2004; Dollores de Sierra Gallery.Madrid ;“Rape of Europe” Luke & A Gallery. London. Il suo lavoro è incentrato sul video e sulla fotografia.

Etko Tutta
E’ nato a Postumia, in Slovenia, nel 1961. Ha studiato Arti Figurative con indirizzo pedagogico presso l’Accademia a Lubiana (Slo), dove si e laureato nel 1985. Ha insegnato per diversi anni nelle scuole di Nova Gorica (Slovenia). Attualmente si dedica, oltre alla pittura e scultura, alla grafica e Computer Art. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive in Austria, Croazia, BiH, Italia, Spagna e Slovenia. E’ il presidente dell’incontro internazionale d’Arte MMMArt (Medana-Slovenia).

Klavdij Tutta
E’ nato a Postojna in Slovenia nel 1958. Diplomato alla scuola di Designer di Lubiana e in seguito all’ Accademia d’Arte di Lubiana lavora con molti media come la pittura, la grafica e gli oggetti. E’ il curatore e l’organizzatore del workshop internazionale “Slovenia open to art” che si svolge Sinji Vrh fin dal 1993. Dal 1981 è membro della Society of Slovene Visual Artists. Vive e lavora in Nova Gorica e Kranj. Ha realizzato più di 100 mostre personali e circa 300 mostre collettive in Slovenia e in tutta Europa. Ha anche ricevuto moltissimi premi internazionali di pittura a Ljubljana, Barcellona, Seul, Cadaques, Lódź e Villac. Nel 1992 è stato eletto presidente della Associazione degli artisti Sloveni.

Two Four Two
Art group è formato dagli artisti ciprioti Costas Mantzalos e Constantinos Kounnis. Questi due artisti provenienti da due diverse formazioni culturali, l’uno artista visuale e l’altro architetto, hanno unito le loro diverse esperienze per la realizzazione di opere di grande impatto socio-culturale. Il gruppo TWO|FOUR|TWO è stato fondato il 21 agosto del 1996 a Nicosia nell’isola di Cipro dove I due artisti vivono e risiedono. Hanno esposto in collettive e personali in diverse parti d’Europa e in Australia.

Un.0z
Dal 1999 si occupa di video. Entra a far parte del gruppo Sun-Wu Kung per il video dei 99posse “comincia adesso”. Da li comincia la sua collaborazione con Tatiana, GGT e Riccardo Arena, che continua ancor oggi nonostante Sun-Wu Kung sia solo un ricordo. Nel 2002 nasce il gruppo Box, che muore prestissimo, dopo solo un anno d’attività. Realizza cortometraggi in stop motion, spettacoli audio-visivi, installazioni, live performance.

Pim Van Halem
E’ nato a Voorburg in Olanda nel 1951. Ha partecipato a numerose mostre personale e collettive a Rotterdam, Dordrecht, Den Hag, Contempo Galerie Eindhoven, Holland art Fair Utrecht, Galerie Per Adres and L&K Interart Gallery in Amsterdam.

Willem van Hest
E’ nato a Rotterdam nel 1953 dove vive e lavora. Ha studiato all’Accademia van Beeldende Kunsten a Rotterdam. Tra le sue più importanti mostre: Galerie Pfefferberg a Berlino, Galeria Zero a Barcellona, Galleria d’Arte Gnaccarini a Bologna, Galerie Arte Wallhof Basilea, Internationale Kunstbeurs Lineart in Gent, Galerie de KunstRAI in Amsterdam, Galerie Maas e Galerie Kunsthal in Rotterdam. Ha lavorato per opere presenti alla Casa Bianca a Washington e per la Fortis Bank a Rotterdam.

Jiří Voves
E’ nato a Pardubice nella Repubblica Ceca nel 1945. ha studiato al Technical University a Praga – faculty of architecture and at Academy of Fine Arts, Prague. Dal 1977 egli si dedica esclusivamente alla attività di pittore, grafico, libri di illustrazioni e grandi progetti di architettura. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive: Studio Paměť;Malý Španělský sál; Praha, Studio Paměť; Praha, Studio Paměť; His participation on the group exhibitions: Plzeň – Bienále kresby. Has work in illustration and (typo)graphical edditing of books. And has works in collection representations: Oblastní galerie – Litoměřice; Severočeská galerie – Liberec; Západočeská galerie – Plzeň; Galerie B. Rejta – Lounyed è presente in impoirtanti collezioni pubbliche e private.

Celia Washington
E’ nata ad Edimburgo (Scozia), vive e lavora tra Edimburgo, Parigi, Tokyo, Madrid, Londra e Firenze. Ha frequentato gli studi alla scuola d’arte di Byam di Londra. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private nel Sud e Nord America, Canada, Europa e Giappone. Tra le più importanti mostre sono da annoverare le personali alla Chenil Art Gallery, alla Long & Ryle Gallery, alla The White Horse Gallery ed alla Royal Over-Seas League Gallery di Londra, alla The Landings Gallery di Edinburgh (Scozia) e al C.I.E.C. Museum in Galizia (Spagna).

Alan Waters
E’ nato a Manchester in Inghilterra dove vive e lavora. Ha frequentato gli studi artistici al MMU di Edimburgo e all’Università di Alberta in Canada. Pittore e scultore di fama internazionale dal 1991 è presente costantemente sulla scena artistica Inglese realizzando numerossissime personali in tutto il paese (Stockport Art Gallery-Cheshire, Harris Museum and Art Gallery-Preston, York City Art Gallery-York, Hanover Galleries-Liverpool, Islington Arts Gallery, London). E’ Stato invitato a numerosi simposi in Cina, Stati Uniti, Dubai e Germania dove ha realizzato diverse sculture monumentali. Ha insegnato discipline artistiche al Kent Institute (Canterbury School of Art)-Kent, alla Robert Gordon University-Aberdeen ed alla University of NSW-Australia.

Liu Wei
Nasce in Cina nel 1965. Vive e lavora a Pechino. Si diploma al Department of Fine Arts, of China Central Academy of Drama e successivamente studia al Philosophy Department of the Beijing University. Ha esposto a New York, Amsterdam (World Wide Video Festival, The Netherlands, e Berlin International Art Festival, Museum of Contemporary Art/Denver, USA, Media City festival in Windsor, Ontario, Canada. Ha anche preso parte ad importanti mostre di video arte quali: Video Basel 2003, International Festival for Film, Video and New Media, Basilea, Contemporary Chinese Art In a Transitional Electronic City, Canada, AVICON (Asia Video art Conference) 2003 Tokyo, Japan. Video Brazil 2003, San Paulo, Brazil. Printemps de September, Festival of contemporary images, Toulouse, Francia. Banquete, the Centre of Contemporary Art Palau de la Virreina of Barcelona, Spagna.

Wu Wenguang
E’ nato a Yunnan in Cina nel 1956. E’ diplomato al Department of the Literature at Yunnan University. Ha lovorato come giornalista nella Televisione cinese. Dal 1988 vive e lavora a Pechino come Indipendente Documentarista e come scrittore. Ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi quali il Asian Culture Council (ACC) per un suo documentario presentato anche negli Stati Uniti (1966, My Time In The Red Guards -1993), miglior film nel Taiwan Film Festival (Jiang Hu: Life on the Road -1999), miglior film al Jan Vrijman Fund of International Documentary Film Festival di Amsterdam, Olanda. Dal 1994 si dedica anche al teatro sperimentale con grande successo di critica. Dal 2001 è membro della giuria del Singapore International Film Festival, e nel 2002 membro della giuria del International Forum of New Cinema di Berlino e del Film Festival and Cinema, Visions du Reel in Nyon, Svizzera.

Emma Wood
E’ nata in Inghilterra nel 1967. Si è diplomata alla “Art Foundation Chesterfield College of Art and Technology; B.A. Hons” in Graphic Design e al “Leeds Polytechnic” e al “Printmaking Slade school of Art” in discipline artistiche. Ha partecipato a diverse ed importanti collettive in London, Dusseldorf, China, Portugal e personali: CCA Galleries, Young Printmaker of the year First Price; National Print Exhibition, Mal Galleries; Fundacao Orient, China; Whayman International Paper Prize; Milly Apthorp Charitable Trust.

Xu Xianglin
E’ nato a Jiangsu in Cina nel 1974. Ha studiato al Department of Oriental Art Nankai University of Tianjin. Tra le sue più importanti mostre: (2001) “Consumption Era” Tang Feng Gallery, Pechino; (2002) “Fake” Chinese photograph exhibition at Beijing Artist Warchouse; Northern Modern Independent Image Exhibition at Beijing Loft New media Art Center; Changchun International Independent Imaging Exhibition, Changchun City; “That’s Beijing” a Pechino Red Gallery Chinese Experimental Water and in Exhibition at Pechine-Cina e New York-US; (2003) “I’m China” Beijing; The Reality of Reality C.L.MA Modern Art Gallery, Tianjin; “About you” Photo Video Installation Exhibition, Tianjin; (2004) “Think.Reality” C.L.MA Modern. Art Gallery, Pechino.

Zhou Xiaohu
E’ nato in Cina nel 1960. Si è diplomato alla Sichuan Academy of Fine Arts in Cina. Video artista ha partecipato ai più importanti festival del cinema e le sue opere sono esposte nelle maggiori gallerie e musei di arte contemporanea in Cina, Stati Uniti ed Europa. Tra le più importanti presenze: First Seville Biennial, The Monastery of Santa Maria Seville, Spagna. International Centre of Photography, New York, USA. Mirò Foundation, Barcellona, Spagna. 21st World Wide Video Festival, Amsterdam. The Museum of Contemporary Art Marsiglia, Francia. The Museum of Modern Art, New York, USA, The Japan Foundation Forum, Tokyo. National Gallery of Art, Varsavia, Polonia. Museum Kunst Palast, Dusseldorf-Germania. Chinese Photography, Rudolfinum Art Museum, Praga-Repubblica Ceca. 56° Festival International Film Locarno-Video Installation Show, Svizzera. Houston International Film Festival, USA. Video Art from Asia, Nikolaj Comtemporary Art Center, Copenhagen, Danimarca. The First Guangzhou Triennial, Guangdong Museum of Art, Cina. Suzhou Art Museum, Cina. National Museum, Zagabria-Croazia. Future of the New Asia, Kuanhoon Gallery, Seul-Corea. China Rushes, Hamburger Bahnhof National Museum, Berlino. Non-linear Narrative, Gallery of National Academy of Fine Arts, Hangzhou, Cina. Excess Asia-Pacific New Medial Art Festival, Brisbane-Australia. Shanghai Biennale, Shanghai Art Museum, Shanghai-Cina.

Cang Xin
E’ nato a Suiha, nella Provincia di Heilongjiang nella Repubblica Popolare Cinese. Vive e lavora a Pechino nella Città degli artisti. Tra le più importanti mostre: 1993 “Virus Series-N°1”, Pechino; 1994 “Virus Series-Trample the Face”, Pechino; 1996 “Communication series”,Pechino; 1997 “Program for the Patient: Auto-write”,Pechino; 2002 Biennale of Sydney-Australia; 2003 Courtyard Gallery, Pechino-Cina; Ke Li Lang Over-Interest, Singapore; A Strong Heaven, Contemporary Chinese Photography, National Museum, Vienna-Austria; A Strong Heaven, National Museum, Parigi-Francia; A Strange Heaven, NationalMuseum Czechoslovakia; Kampnagel Artist Center, Hamburg-Germania; 2004 Descendant of Chinese Contemporary Photography Exhibition, Contemporary Art Museum, Taipei; NIPAF Asia Performance Art Festival, Tokyo, Kyoto, Nagoya, Nagano-Giappone; Body Chinese Contemporary Art Exhibition in Contemporary Art Museum, Marseilles-Francia; New Photography and Video from China-International Center of New York-US; David and Alfred Smart Museum of Art, Chicago-US; Seattle Art Museum, Seattle-US; Victoria and Albert Museum, Londra; Haus der Kulturen der Welt, Berlin-Germany; Cologne International Photographic apparatus Exhibition, Cologne-Germania; China New Photography-White Space Gallery, Berlino-Germania; China’s Contemporary Photography Exhibition, Red Foundation, Londra-Inghilterra.

Toshiro Yamaguchi
E’ nato in Giappone nel 1956. Diplomato alla Musashinp Art University di Tokyo ha partecipato a molte mostre colletive e personali: Detursa art gallery in Madrid; Gallery Kyubi, Tokyo; Suroaga 463, Okayama; Malta mall art gallery, Seville, Spain; Sudo Art Museum, Tokyo; Biennial in Amsterdam, Geneva, Tokyo; Attualmente vive e lavora a Madrid in Spagna.

Kazuyo Yamamoto
E’ nata in Giappone nel 1975. E’ diplomata in pittura alla Tama Art University. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive: Sudo Art Museum, Ono Gallery, Iseyoshi Gallery, Tsubaki gallery, Tokyo´s Do well Powwow Gallery, Setagaya Museum in Giappone. Dal 2003 vive e lavora a Parigi dove ha preso parte a due importanti progetti alla Achot Achot “Afactum”.

Huang Yan
Vive e lavora in Cina. Ha partecipato a numerose mostre in spazi pubblici e privati. Tra le più importanti degli ultimi anni: (1999) Xieyang Island Performance Art Festival, Xieyang (Cina); Chinese Art Exhibition Chengdu (Cina); Montevideo Exhibition, Montevideo; “Money” art show, Changchun (Cina); (2000) Image and Net Art Exhibition, Changchun; “Man and Animals” performance art show, Pechino; International Contemporary Art Interflow Exhibition, Nanjing; “Photographs of Four Artists” show, Londra; “Charming Cina” Eastink Gallery, Shanghai; “Ilot Pot” Chinese Contemporary Art Exhibition Oslo, Norvegia; “Asia Contemporary Art Exhibition Hamburg-Germania; (2003) “Red Hot” A Special Exhibition of Contemporary Chinese Art “Red Gete”, Pechino. Personal exhibition “A Story in Mountains-and-waters”, Red-door Gallery Pechino; Image Double Annual Exhibition, Sao Paulo-Brasile; Italia International Video Art Festival, Roma; Polonia International Video Art Festival “War show”, Polonia; Cina-Israele Image Art Exhibition, Israele Embassy in Pechino; Imaging China and Huang Yan’s Personal Exhibition, New York-USA.

Liu Yang
Nasce a Jilin in Cina nel 1978. Vive e lavora a Chongqing-Cina. Nel 2001 si diploma nel dipartimento di fotografia all’Università d’Arte di Luxun. Attualmente insegna nell’Accademia d’Arte di Sichuan. Tra le più importanti mostre realizzate: (1999) Cross-straits three ground, Photography of Creativity Exhibition; (2004) Ten Jiao, Modern Art Exhibition, Chongqing; 136 artists from Korea and China Voice & Image exhibition; The Trace, photographer from Korea and China exhibition, Pechino.

Jung Yeun Park
E’ nata a Seul in Corea del Sud, vive e lavora a Toledo dal 1998. Fine ceramista ha studiato Arte Plastica e Disegno a Seul e successivamente alla Facoltà di Belle Arti di Madrid. Ha realizzato numerose esposizioni di ceramica in Oriente e in Spagna conseguendo diversi premi internazionali. Lavora principalmente con la galleria D’Art 4 di Villa Real e con la Galería Medici di Siviglia.

Ming Yi Chou
E’ nato a Taichung, Taiwán nel 1969, diplomato all’Accademia di Belle Arti Ming Tao e successivamente all’Università di Fine Art Hi In di Taiwán, si trasferisce in Spagna dove ha studiato nella Università Santa Isabel de Hungría di Siviglia e alla Real Accademia Nazionale di Belle Arti, San Ferdinando di Madrid. Vincitore di numerosi premi internazionali di arte contemporanea ha esposto in importanti gallerie (Galería Belén, Jerez de la Frontero-Cádiz; Galería del Taller del Paisaje, Sevilla; Galeria Full Art, Se villa; Galería DF Arte Contemperaría, Santiago de Compostela).

Zhou Yuechao (Chau Yeukchiu)
E’ nato a Guangxi in Cina nel 1958. Vive e lavora a Pechino. Ha studiato ad Hong Kong, Londra e Parigi. Professore al Guangxi Arts College fin dal 1984 si dedica principalmente alla fotografia e realizza Action Performance. Nel 2004 realizza la Action Performance “Get Hurt 2004” a Pechino e nelle stesso anno “Floating Installation-Teahouse”. Questa opera trova il suo background in una sordida sala da te a Chongquing, con cinque lavoratori maschi di Chongqing ed una manovale come personaggio principale. Quest’opera esprime in modo astratto il vero lato umano della classe povera “bangbang army” nel particolare ambiente della città di Chongqing. Rivela inoltre che nell’ambiente postmoderno l’uomo non può tornare a se’ stesso – la perdita dell’ego. Questa è una critica nei confronti della disgregazione dell’arte moderna e della cultura (Zhou Yuechao).

Xu Zhenglong
E’ nato a Shangrao, nella provincia cinese di Jiangxi nel 1963. Diplomato al Arts Department of the Jing Dezhen Ceramics Institute attualmente è professore di scultura al Department of Academy of Arts & Design di Tsinghua e del Decoration Department of the Central Academy of Arts & Design specializzato in Decorative Sculpture. Tra le più importanti mostre realizzate: : Better city with art (Shanghai-Guangzhou) The 3st China sculpture exhibition (Pechino). Big shopping: Contemporary Art Documenta (Pechino). “Sea & Music” Sculpture manifest (Xiamen). The 1st International Miniature Sculpture Exhibition (Taiwan). Faculty exchange exhibition: works from three Asian universities (Giappone). NOI–International art exhibition (Italia). Platform, sculpture exhibition (Pechino).

Lin Zijie
E’ nato in Cina nel 1967. Insegna scultura alla Academy of Art & Design Dalian Institute of Light Industry China ed è Membro della Sculpture Professional Committee of China. Ha realizzato numerosissime mostre personali e collettive in tutta la Cina ed è presente con le sue sculture in molte raccolte pubbliche e private. Alcune sue opere sono permanente esposte nei maggiori parchi di scultura in Cina (World Sculpture Park of Changchun, Huian International Stone Sculpture).

 

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