Arte dall’India
a cura di Antonio Manfredi
26 maggio – 10 luglio 2007
Inaugurazione
26 maggio 2007 ore 18.30
Con il patrocinio di
Istituto Italiano di Cultura_New Delhi, India
Consolato dell’India_Napoli
Contemporary Art Center_Santiniketan-West Bengal, India
Sabato 26 maggio 2007 al CAM_Casoria Contemporary Art Museum in una mostra dal titolo “India revealed” sarà presentata una selezione di lavori di artisti indiani che spaziano dall’incisione alla pittura, dall’installazione al lavoro multimediale, dal video alla fotografia, insieme alle opere fotografiche realizzate in India da Antonio Manfredi.
La mostra “India revealed”, nasce dal viaggio in una terra magica e contraddittoria, alla ricerca di artisti emergenti indiani.
Un viaggio negli studi, nelle case e nelle leggende personali di alcuni artisti che si raccontano all’obiettivo della macchina fotografica di Antonio Manfredi, presentando le opere realizzate per la mostra al CAM_Casoria.
Una ricerca che non si ferma agli aspetti esteriori dell’essere artista in Oriente, così come in Occidente, ma che si pone l’ambizioso obiettivo di analizzare il ruolo fondamentale dell’artista contemporaneo, che non rende più solo visibile l’invisibile, ma che deve, sempre più, attirare l’attenzione su questioni che nessuno osa porre e verità che nessuno osa formulare. Una ricerca introspettiva e sociologica che, partendo dalla periferia urbana napoletana, approda in luoghi mistici e senza tempo.
CONCEPT
“Un rumore assordante e un caldo afoso, gente colorata che si muove, personaggi e costumi che appartengono ad un topos visivo: è questa l’India che ci arriva da un immaginario comune. Ma il continente India, il contenitore di significati ancestrali e moderni è quella “RIVELATA” dal viaggio-scoperta di Antonio Manfredi. Un tour attraverso l’esperienza artistica contemporanea degli operatori del settore, attraverso la loro percezione profondamente radicata in una tradizione impossibile da abbandonare eppure sull’orlo di un occidente tecnologico. Le foto di Manfredi presentate in questa mostra insieme alle opere degli artisti indiani invitati, non sono un semplice reportage ma opere d’arte. Dove regna il caos, l’obiettivo inquadra l’ordine, il succedersi di forme sempre uguali svela un arcano sistema ripetitivo dalle geometrie esistenziali.
Lo sguardo si posa sulle ripetizioni casuali in una realtà pullulante di suoni e di colori che non lasciano spazio al dubbio sul disegno ancestrale. Il misticismo distrutto dalla forza del fiume sacro, che riporta sulle sue sponde spoglie di divinità coloratissime, fiori di arcobaleno, folle di icone dalle forme animalesche, taxi in file interminabili e, come sfondo, un’umanità oggetto, passiva e di contorno.
Il percorso allestito al Museo di Casoria guida alla scoperta dell’arte indiana contemporanea, dalla fotografia all’incisione, con modalità espressive che non si diversificano da quelle occidentali ma che appaiono maggiormente libere e alla ricerca di identità. Il mondo India, nel suo evolversi, ci offre prodotti artistici dai netti contrasti, dalle tematiche alle tecniche, dai supporti alle espressioni più variegate.
In chiave volutamente naive l’artista Sukanja Das presenta un moderno ex-voto citando l’iconografia cattolica dell’Immacolata, sostituendo polemicamente la Vergine con la Statua della Libertà. Una figura umana prende il posto della falce di luna su cui è solita poggiare i piedi la Madonna, mentre in alto un angelo porta un cartiglio con la scritta “global”. Basate su domande esistenziali, le opere multimediali della giovane artista indiana Vibha Galhotra si sviluppano in 2 video a flusso continuo dal forte impatto accusatorio. Un collage di giornali e immagini di guerre si susseguono incisive, trasformando il racconto di quotidiano orrore in opera d’arte. Una perenne evoluzione, una continua costruzione e modificazione è simboleggiata dalle opere digitali interattive che mostrano forme astratte in realizzazione, giochi con le parole o con le ombre di un’umanità amorfa priva di identificazione etnica. La sagoma di un cadavere riposa tranquilla sotto una zanzariera dove i proiettili polemici di Ashis Ghosh hanno le ali degli insetti pestiferi meno pericolosi della morte che incombe sull’esistenza umana. Le leggere scatole di Pooja Iranna si sovrappongono in totem metaforici di costruzioni invasive, sono i grattacieli della nuova India, ma colorati e destrutturati. L’opera trasforma i giganteschi parallelepipedi in giochi per i moderni bambini del potere. Non meno drammatico appare il video di Gigi Scaria dove un adolescente è costretto a montare calendari in una stanza afosa e maleodorante con movimenti meccanici che accostano l’uomo al robot. Le immagini dei calendari sono i luoghi dove il prodotto dell’opera indiana si trasforma in commercio globale.
Le opere fotografiche realizzate da Antonio Manfredi in India saranno esposte in mostra e messe in vendita per finanziare le attività espositive del CAM_Casoria.
Ashis Ghosh
West Bengal, India
Flying bullets, 2006
La sagoma di un cadavere riposa tranquilla sotto una zanzariera dove i proiettili polemici di Ashis Ghosh hanno le ali degli insetti pestiferi meno pericolosi della morte che incombe sull’esistenza umana.
Pooja Iranna
New Delhi, India
Pillars, 2003
Le leggere scatole di Pooja Iranna si sovrappongono in totem metaforici di costruzioni invasive, sono i grattacieli della nuova India, ma colorati e destrutturati. L’opera trasforma i giganteschi parallelepipedi in giochi per i moderni bambini del potere.
Gigi Scaria
Kothanalloor, Kerala, India
Picture perfect, 2006
Drammatico il video-denuncia di Scaria dove un adolescente indiano è costretto a montare calendari in una stanza afosa e maleodorante con movimenti meccanici che accostano l’uomo al robot. Le immagini dei calendari sono i luoghi dove il prodotto dell’opera indiana si trasforma in commercio globale.
Sukanja Das
Global, 2006
In chiave volutamente naive l’artista Sukanja Das presenta un moderno ex-voto citando l’iconografia cattolica dell’Immacolata, sostituendo polemicamente la Vergine con la Statua della Libertà. Una figura umana prende il posto della falce di luna su cui è solita poggiare i piedi la Madonna, mentre in alto un angelo porta un cartiglio con la scritta “global”.
Untitled, 1994
Nella seconda delle opere presentate si ripropone l’incubo di Goya, l’ignoranza che genera i mostri. La televisione e l’essere femminile si trasformano in visioni malefiche, come i business men che incombono alla porta dell’India minacciandone l’identità.
Untitled, 2006
Un volto dai tratti spigolosi, tazze e fumo per un ambiente da caffè metropolitano ma la cui figurazione semplicistica e incisiva rimanda a una cultura primigenia. La differenza espressiva scompare davanti alla tecnica artistica, un linguaggio diverso per un procedimento comune: l’incisione su legno.
Vibha Galhotra
New Delhi, India
What are we – What are we going – Where do we come from, 2006
Basate su domande esistenziali, le opere multimediali della giovane artista indiana Vibha Galhotra si sviluppano in 2 video a flusso continuo dal forte impatto accusatorio. Un collage di giornali e immagini di guerre si susseguono incisive, trasformando il racconto di quotidiano orrore in opera d’arte. Una perenne evoluzione, una continua costruzione e modificazione è simboleggiata dalle opere digitali interattive che mostrano forme astratte in realizzazione, giochi con le parole o con le ombre di un’umanità amorfa priva di identificazione etnica.
Pulak Dutta
Santiniketan, India
Natyaghar, 2003
Il grafismo elementare che fa da cornice alla figura centrale è l’esemplificazione di un mondo la cui base culturale appare in evoluzione. L’antico bassorilievo è la testimonianza di un passato sempre presente, di un’immagine arcaica che danza e accompagna il cammino del sapere.
Shreya Mukherjee
Santiniketan, India
Collecting personalities …, 2004
Le strade indiane sono colorate da personaggi che vendono mercanzie di ogni genere. L’uomo ritratto non ha volto, è l’indiano che su una stuoia vende bicchieri o semplicemente serve in questi contenitori una bevanda ignota. La folla di elementi è il simbolo della moltitudine umana?
Nirmalendu Das
We destroyed Dodos, 2006
Il titolo dell’opera ”Noi distruggemmo i Dodo” , denuncia la possibilità di trasformare altre specie animali ora comuni in mere illustrazioni scientifiche. Proprio ricalcando l’uso di classificare il ricordo di animali scomparsi l’uccello ritratto è ironicamente a metà tra figura tecnica e fumetto.
Untitled, 2006
Nell’incisione le forme si modificano, si evolvono verso l’idea di una figura lontana. Un paesaggio la cui vegetazione si confonde con un cielo nuvoloso è reso attraverso una fitta incisione di segni, una pioggia di tratti che accomunano tutti gli elementi dell’opera. La natura nostalgica appare avvolgente e preponderante come la volontà di tornare ad un mondo primigenio.
Arpan Mukherjee
Calcutta, India
Untitled, 2006
L’abbandono di un antico villaggio e la fuga dalla costruzione di una diga si trasformano in volute, in segni concentrici e grossolani simbolo di un dramma perpetrato in India, sempre in bilico tra la volontà di modernizzarsi e il non cancellare le tracce di un paesaggio tradizionale.
Untitled, 2006
Le montagne sono la cornice perpetua ma l’acqua è stata deviata e ha sommerso i ricordi, le antiche usanze che sussurrano dalle onde le proprie musiche corali. Un villaggio al cui posto ora c’è solo una distesa liquida.
Rati Basu
Shyambati, Santiniketan_India
Untitled, 1994
Un mondo semplice e sereno e la capacità di reinventarsi sono l’essenza o la volontà di visione del mondo indiano. Figure a tutto tondo rese con un realismo giocoso e con colori densi che non lasciano spazio ai chiaroscuri in un interno colmo di persone che svolgono il proprio compito senza l’affanno occidentale.
Jenson Anto
Kerala, India
Ephemeral awakening, 2006
Un’istallazione vive con l’ambiente che la circonda, i pieni e i vuoti sono parte integrante dell’opera d’arte. La natura verdeggiante viene segnata da linee bianche, da un materiale che prende energia dal vento e dall’acqua, dal rumore e dai silenzi estremi. Un’ istallazione effimera che prende forza dalla natura e restituisce la geometria della perfezione.